Il codice fiscale, in Italia, è un documento basato su una serie di numeri e lettere atti ad identificare in modo univoco le persone fisiche e altri soggetti nei rapporti con i vari enti e con la pubblica amministrazione. Di solito, per quanto concerne le persone fisiche, è composto da 16 caratteri alfanumerici che vengono attribuiti fin dal momento della nascita. Per comporre questa sequenza vengono utilizzate tre lettere per il cognome, tre per il nome, cinque caratteri alfanumerici per la data di nascita e il sesso, altri 4 caratteri per il comune di nascita e, infine, un ultimo carattere di controllo.
La vicenda
La creazione di un codice fiscale si basa su un algoritmo molto semplice, infatti anche in rete è possibile ricavarlo inserendo i dati anagrafici di una determinata persona. Nonostante ciò, nel nostro Paese si è verificata una vicenda che ha portato proprio all'impossibilità di generare una sequenza alfanumerica per un neonato di origine pakistana.
Circa 5 mesi fa, in Italia sono nati due gemelli da genitori di origine pakistana, chiamati Muhammad Ashtar Abbas e Muhammad Ammar Abbas. Il primo è già in possesso di regolare codice fiscale, mentre il secondo no: quest'incredibile mancanza è legata ad un cavillo burocratico che non ha permesso la realizzazione di una serie alfanumerica personale per l'altro bimbo.
E così il secondo dei due gemellini da ottobre 2017 non ha un codice fiscale e, di conseguenza, non può accedere alle cure pediatriche, non può avere accesso ai farmaci, non può essere inserito nell'Isee e nemmeno riconosciuto per ricevere il bonus bebè. Insomma, per lo Stato italiano questo bimbo non esiste perché, essendo nato nello stesso giorno del fratello e avendo il primo nome e il cognome uguale a questi, risulta impossibile elaborare un codice fiscale.
Il comune di appartenenza li ha regolarmente registrati all'anagrafe, ma il problema è sorto all'Agenzia delle Entrate. Il padre, piuttosto seccato per quanto accaduto, a "La Stampa" ha dichiarato: "Se lo avessimo saputo prima avremmo invertito i nomi, farlo adesso è complicato. I bimbi sono nati all'ospedale di Novara e ci sono tutti i documenti che lo provano - ha spiegato il genitore - Siamo prigionieri della burocrazia.
Sono coinvolte tutte le amministrazioni pubbliche italiane che possono mettere a confronto i dati, perché non lo fanno? Non sembra Europa, queste cose di solito accadono in Pakistan".
Pakistani regolari in Italia
La famiglia pakistana vive in Italia da circa dieci anni con un regolare permesso di soggiorno, e hanno anche un lavoro. Ormai sono già 5 mesi che attendono una soluzione dall'Agenzia delle Entrate di Roma e, nel frattempo, continuano ad avere un figlio che non può essere sottoposto a degli esami medici, non può avere il pediatra di famiglia e nemmeno essere dichiarato nell'Isee.