"Basta finti profughi'' è lo striscione con il simbolo di casapound appeso a San Lorenzo Dorsino, in provincia di Trento, davanti all'edificio in cui uno dei cittadini del piccolo comune avrebbe dovuto ospitare sette migranti in una parte del suo bed & breakfast. Lo striscione è stato appeso in seguito al tentativo di incendio perpetuato da ignoti alla casa del proprietario del b&b.

Il contratto con Cinformi

Il proprietario Gabriele Buscaini avrebbe stipulato un contratto di novecento euro al mese - e non trentacinque a persona come pensano i suoi concittadini, ha riferito lui stesso a Radio Popolare - con Cinformi, ovvero il Centro Informativo per l'Immigrazione di Trento.

Il Cinformi si occupa, oltre che di gestire materialmente l'accoglienza come in questo caso, anche di rispondere alle domande più classiche relative all'immigrazione; come ad esempio quale sia il numero dei migranti accolti in trentino, quali servizi sono offerti, e chi cura la rete di accoglienza e come. Inoltre, organizza eventi di dialogo, incontro e volontariato.

Dopo i sopralluoghi per verificare lo stato del locali offerti e altre pratiche burocratiche effettuate da Cinformi, Buscaini avrebbe ottenuto anche il permesso dall'amministrazione locale. E la decisione di un privato sull'utilizzo di locali che gli appartengono, una volta convalidata dall'amministrazione, dovrebbe essere inviolabile.

Invece ciò non ha fermato le proteste dei suoi concittadini, circa 1600, che hanno espresso a più riprese il loro dissenso riguardo all'accoglienza dei profughi, sopratutto durante un incontro con l'assessore Luca Zeni.

Le proteste di Lega e Casapound

Dissenso che infine è stato sfruttato da Casapound quasi per giustificare un atto che non è in nessun modo giustificabile.

Casapound denuncia infatti che gli abitanti di San Lorenzo Dorsino non siano stati in realtà nemmeno interpellati sulla questione, e che nonostante l'atto sia da condannare esso rimane una forma di manifestazione del disagio causato da questa imposizione. Anche la Lega aveva contribuito, prima dell'incendio, ad aumentare la tensione fra i cittadini incoraggiando le proteste che si opponevano all'arrivo dei profughi.

Ma la violenza dell'atto non può essere definita una semplice manifestazione del dissenso. Ciò di cui è dimostrazione è in realtà di quanto l'odio legato al razzismo non colpisca solo chi è stato identificato come nemico, ma anche chi, nella sfera del suo libero arbitrio e nello sfruttamento di ciò che semplicemente gli appartiene, decide di aiutarlo. In seguito al tentativo di incendio, il progetto è stato rimandato.