Questa volta è proprio il caso di dire che Cécile Kyenge ha fatto una grandissima figura di merd*. “Non mi arrenderò”. Con queste parole, l’ex ministro dell’Integrazione del governo Letta nel 2013 aveva commentato l’inquietante episodio del presunto raid razzista compiuto da alcuni vandali nella sua abitazione di Gaggio di Castelfranco, in provincia di Modena. Due giorni fa, infatti, i muri della villetta dove la donna originaria del Congo vive con il marito, erano stati imbrattati con escrementi canini. Un gesto che aveva fatto subito gridare ad un vile atto di razzismo la stessa Kyenge, il Partito Democratico a cui appartiene e, più in generale, l’intero circo politico-mediatico.
Peccato che, a distanza di poche ora dai fatti, un vicino di casa dei Kyenge, per ora rimasto anonimo, abbia confessato di essere stato lui il presunto razzista, perché esasperato dal fatto che il marito di Cécile non raccoglieva mai le deiezioni prodotte dal loro cane, per giunta di grossa taglia, abbandonate puntualmente su piste ciclabili e aree comuni.
Risolto il mistero Kyenge: nessun razzismo, era tutta colpa del marito
Raggiunto dal quotidiano Il Resto del Carlino, il vicino di casa di Cécile Kyenge, che per il momento non vuole svelare la sua identità, allontana da sé i sospetti che l’atto da lui compiuto possa avere una matrice razzista. Parla invece di “gesto di esasperazione” contro quello che viene definito un “atteggiamento incivile” tenuto dai coniugi Kyenge.
Il marito dell’ex ministro, racconta l’uomo, non si è mai degnato di raccogliere, come ogni persona civile dovrebbe fare, gli escrementi del suo cane, abbandonandoli per giunta “dove capitava”, incurante delle proteste dei vicini. La goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso della pazienza dei residenti di Gaggio sarebbe stata l’ennesima inaccettabile giustificazione apposta dal signor Kyenge.
Per questo, racconta il vicino, “ho raccolto tutto e ho gettato l’escremento nel loro giardino sporcando anche il muro”, senza però mai entrare nella loro proprietà.
Il falso allarme razzismo di Kyenge e Pd
La prima ad alimentare la fake news del raid razzista, avvenuto nella notte tra venerdì e sabato scorsi contro casa sua, era stata proprio Cécile Kyenge che, a caldo, con un lungo post su Facebook, aveva commentato l’episodio parlando di “chiara intenzione di mandarmi un messaggio”, ma specificando anche che, né lei, né la sua famiglia si sarebbero piegati di fronte all’intimidazione.
Un gesto di “apparente rilievo politico”, aggiungeva poi l’ex ministro. Purtroppo per lei, la Kyenge stava sbagliando obiettivo, perché è vero che qualcuno voleva mandarle un messaggio. Ma il razzismo non c’entrava proprio niente, il messaggio era: “Smettete di lasciare le feci del vostro cane in mezzo alla strada e raccoglietele incivili!”. Una figuraccia, insomma, quella fatta dalla Kyenge, nella quale ha una parte di responsabilità anche il suo partito, il Pd che, con il segretario provinciale modenese, Davide Fava, aveva parlato di “chiaro gesto intimidatorio”. Non era stato da meno l’organo ufficiale del Nazareno, Democratica, uscito con il titolo altisonante “Chi ha paura di Cécile Kyenge?”. Da dimenticare, infine, anche le innumerevoli manifestazioni di solidarietà pubblica espresse dai suoi colleghi politici.