Uccisioni e repressioni compiute dalle forze di occupazione israeliane a fronte della manifestazione di massa pacifica 'La marcia del ritorno' sul confine della striscia di Gaza.

Una manifestazione pacifica

In questi giorni, a seguito di una manifestazione pacifica vicino a Khan Younis, lungo la Striscia, i soldati israeliani hanno sparato su alcuni manifestanti palestinesi causando morti e feriti. Questo quanto confermato dal Ministero della Salute locale. Inoltre Abu Mazen, il presidente palestinese, in un comunicato ufficiale della presidenza fa un appello all'Ue, alla Lega Araba e all'ONU perché fermino questa 'brutale uccisione di innocenti e indifesi che sono andati in una marcia pacifica per difendere il loro diritto di vivere'.

Risponde il portavoce militare israeliano affermando che sono stati sventati degli 'attacchi' ed 'infiltrazioni', accusando i manifestanti di voler danneggiare i recinti di confine e che i soldati abbiano soltanto impedito le infiltrazioni.

Purtroppo la guerra civile che si sta combattendo ormai da anni, in questi giorni si sta intensificando in vista anche della 'Pesach' di questi giorni, la Pasqua ebraica che mette in allerta Israele, che adotta misure estreme quali il posizionamento di carri armati al confine al fine di scongiurare attacchi terroristici da parte di Hamas. Decisa la replica di Hamas a tali violenze affermando che Israele non riuscirà a piegare la resistenza, perché la resistenza è sostenuta da un popolo intero.

Duro l'appello dell'ambasciatore palestinese presso le Nazioni Unite Riyad Mansour riferendo i dati degli scontri che salgono a 17 palestinesi morti tra cui anche un bambino.

Previsioni sul conflitto

Nel frattempo il Segretario generale dell'Onu chiede un'indagine indipendente e trasparente sugli scontri alla manifestazione che oltre ai morti, ha causato anche oltre 2000 feriti, tutti palestinesi.

Attualmente non vi sono i presupposti per una tregua, mentre secondo gli esperti invece vi sarà un'escaletion di violenza. Difficile stabilire delle ipotesi sul futuro andamento del conflitto. Soltanto pochi mesi prima, le dichiarazioni pericolose di Donald Trump su 'Gerusalemme capitale d'Israele' avevano suscitato un'ondata di rabbia e malcontento fra le popolazioni del territorio, con il rischio che esplodesse una nuova Intifada.

Tutto, al contrario, sembra essersi calmato, nonostante il clima di tensione notevole. Per farsi un'idea, occorrerà capire quale corso prenderà la politica estera israeliana, che finora ha raggiunto con Netanyahu un aggressivo espansionismo nei confronti dei palestinesi.