In questi ultimi giorni si sono verificati violenti scontri lungo la Striscia di Gaza, dove i manifestanti palestinesi hanno dato fuoco a numerosi copertoni, lanciando sassi contro i militari, i quali hanno risposto aprendo il fuoco e ricorrendo ai lacrimogeni. In diversi tratti della linea di confine si sarebbero assiepate circa 20.000 persone per dar voce ad una protesta iniziata il 30 marzo, quando Hamas ha fatto partire la cosiddetta "Marcia del ritorno", che dovrebbe concludersi il 15 maggio.

Ad una settimana circa dall'inizio della manifestazione, gli scontri a Gaza si stanno facendo sempre più cruenti.

Solo nelle ultime ore sarebbero morte 7 persone, e si conterebbero più di 1.000 feriti

Tra le vittime, al momento è stato identificato soltanto il 38enne Ussama Khamis Qadih, mentre un giovane di 16 anni sarebbe deceduto durante il trasferimento in ospedale, ed un'altra persona sarebbe spirata dopo essere stata colpita nel campo profughi. Al termine della giornata, il bilancio dei feriti è salito a circa 1.070, ma purtroppo si tratta solo di una stima provvisoria: di questi, 400 sono stati curati sul posto, mentre tutti gli altri sono stati portati in ospedale. Tra i feriti si conterebbero 31 minorenni e 7 donne.

Oltre 20mila palestinesi si sono raggruppati in 5 diversi punti della barriera difensiva che li divide dallo Stato ebraico, appiccando il fuoco a diversi pneumatici, e scagliando sassi contro i soldati.

Le dichiarazioni di Abu Mazen

Il presidente palestinese Abu Mazen ha espresso parole dure nei confronti dei militari israeliani, chiedendo all'Unione Europea, all'ONU e alla Lega Araba di intervenire per fermare questa violenza perpetrata nei confronti di persone che, pacificamente, stanno manifestando per il loro "diritto di vivere".

Pare che, nel corso della protesta, le forze israeliane abbiano lanciato una serie di appelli con degli altoparlanti, chiedendo ai giornalisti di allontanarsi dalla zona degli scontri, mentre i palestinesi avrebbero cercate di danneggiare la recinzione, fermati però dai fumogeni lanciati dai soldati. Questi ultimi, inoltre, avrebbero sventato anche degli attacchi terroristici a base di bombe e molotov.

I palestinesi avevano un piano ben preciso, ossia quello di creare una sorta di barriera di fumo bruciando oltre 10mila copertoni per ostacolare la vista ai militari d'Israele. Diverse agenzie di stampa israeliane hanno riportato che, se si dovessero ripetere gli assalti di questi ultimi giorni, l'esercito sarebbe nuovamente pronto ad aprire il fuoco sui manifestanti.

Tra i feriti ci sarebbe anche un fotoreporter dell'agenzia Epa, fortunatamente colpito in modo lieve. Nella regione centrale palestinese è stato allestito un campo con ambulanze e personale medico, mentre il ministero della sanità ha messo a disposizione 4mila unità di sangue per eventuali trasfusioni.