Avete presente Karl Lagerfeld, capelli bianchi, personaggio estroso, nel mondo della moda da sempre, come creatore artistico di grandi case di moda, quali Chanel e Fendi? Ebbene, pare che si sia stancato di ascoltare recriminazioni a sfondo sessuale provenienti dalle modelle. Secondo lui, da quanto espresso in una intervista a Numero Magazine, è diventata una moda contestare violenze subite, ma soltanto dopo decine d'anni, in seguito alle esternazioni di Asia Argento, in merito a quelle presunte, a carico di Harvey Weinstein.

Il movimento #MeToo

Nel mondo del cinema si sono fatte avanti tantissime star e starlette, più o meno famose, dando vita al movimento #MeToo, che raccoglie tutte le donne costrette, per esigenze lavorative, a subire avances, e molto altro, da uomini senza scrupoli.

Sono stati fatti nomi, si è inquinata la vita di personaggi in vista, senza il più delle volte, a supporto di quanto affermato, uno straccio di prova. Per questo anche Karl Lagerfeld, ispirandosi al mondo della moda che gli appartiene, si erge a difensore dell'ex direttore creativo di Interview, rivista di spicco, Karl Templer, preso di mira per avere la predisposizione di sfilare gli slip alle modelle, non chiedendo loro approvazione alcuna.

Non esistono prove

Lagerfeld si sofferma sul fatto che, ad ogni denuncia di queste donne, "vittime" di uomini di spicco, non corrispondano fatti conclamati. Allora perché dovrebbe credere a quanto si dice su Templer, o ad esempio alla cattiva condotta sessuale dei fotografi di moda Bruce Weber e Mario Testino, tirati in ballo quest'anno?

Perché allora non dirottare la propria vita verso un convento, dove oltretutto scarseggiano le presenze, dice ironicamente a queste modelle, che si sono unite alla gran folla di seguaci di asia argento? Improbabile che tra quelle mura insorgano richieste che vadano oltre il lecito.

Karl Lagerfeld odia Harvey Weinstein

Tra le altre cose, lo stilista tedesco asserisce di detestare Harvey Weinstein, prima testa caduta durante questa guerra alle streghe.

Ciò non toglie che si permetta di criticare aspramente la condotta di donne che hanno impiegato, in taluni casi, vent'anni, per denunciare anche chi non sempre è colpevole di quanto lamentano. Il "Kaiser", così viene soprannominato lo stilista, riferendosi a Templer, dichiara l'assurdità di averlo cacciato dal suo settore lavorativo soltanto perché una ragazza lo ha accusato di aver provato ad abbassarle i pantaloni. Insomma, la sua è una provocazione rivolta a tutte coloro che, si presume, denuncino accadimenti non proprio corrispondenti al vero, sulla scia di MeToo.