Ben ventitré fratture e un polmone perforato. Il coma, la degenza in ospedale ed il risveglio: con accuse pesanti. Giovanni Antonio Pedranghelu, 36 anni, originario di Nughedu San Nicolò, piccolo paesino in provincia di Sassari, non è ancora in ottime condizioni, dopo l’incidente che ha subito il 24 marzo appena passato.

Il racconto

Ma la scorsa mattina si è svegliato e ha parlato: “Mi ricordo che aprivo un cancello e poi di essere stato schiacciato da qualcosa – racconta il giovane al quotidiano “La Nuova Sardegna” – sicuramente un’automobile. Ma non ricordo assolutamente nulla.

Nella mia testa il vuoto, il buio più totale di quella giornata. Sicuramente mi volevano uccidere e ora ho paura”. Parole importanti che hanno immediatamente accesso più di un campanello d’allarme tra gli investigatori dei Carabinieri, che già dai primi momenti avevano capito che dietro quell’incidente ci fosse qualcosa di molto strano. Anche perché – secondo quanto ricostruito dagli inquirenti – chi avrebbe investito il 36 enne e l’avrebbe schiacciato, non si sarebbe limitato solo a questo. Il giovane infatti è stato trovato in una pozza di sangue, lungo una stradina a pochi passi da dove sarebbe accaduto l’increscioso incidente. In parole povere – secondo gli investigatori – chi avrebbe compiuto questo gesto assurdo, avrebbe (probabilmente pensando di aver ucciso il giovane), anche tentato di cancellare ogni traccia, trascinando il 36enne in una stradina vicina, per abbandonarlo al suo destino.

Fortunatamente un giovane che passava li per caso, aveva notato il corpo sanguinate del giovane di San Nicolò e aveva immediatamente fatto scattare l’allarme. Anche perché se un’ambulanza medicalizzata del 118 non gli avesse prestato immediatamente i soccorsi e non l’avesse accompagnato con urgenza in ospedale, con ogni probabilità la povera vittima sarebbe morta per i numerosi traumi riportati.

Un giallo da risolvere

Le parole di Giovanni Antonio Pedranghelu hanno scosso anche gli investigatori dei Carabinieri. Anche perché una delle poche cose che il giovane ricorda, è di essere stato schiacciato da un’auto: “Non ricordo tanto. Ma assicuro che un’auto mi è passata sopra”. Ed in effetti tutte le ferite riportate dal 36 enne, sono compatibili con lo schiacciamento dovuto dal passaggio di un’automobile ed è stato proprio questo il punto focale delle indagini, che stanno cercando di ricostruire ciò che potrebbe essere accaduto quella maledetta sera.

Secondo quanto accertato dai Carabinieri infatti era un sabato qualunque quello in cui è accaduto il fattaccio e Giovanni Antonio – come spesso accadeva – si trovava insieme ad altri giovani, in un bar al centro del paese. “Ricordo che un conoscente – ha raccontato il giovane ai Carabinieri – mi ha chiesto di accompagnarlo a casa in campagna a prendere del vino. Io sono salito in macchina e siamo arrivati al terreno – ricorda il giovane – mi sembra di essere sceso dall’auto ad aprire il cancello e poi non ricordo più niente. Anzi – assicura – che un'auto mi sia passata sopra potrei giurarlo”. Da queste parole carpite in un letto d’ospedale, partono immediatamente le indagini dei Carabinieri che per prima cosa si recano al bar della piazza, dove ascoltano alcuni testimoni.

In tanti ricordano il giovane in compagnia di un conoscente. E le telecamere di sicurezza, confermano le parole dei testimoni. Nelle immagini infatti si vede la vittima che esce dal bar in compagnia di un uomo e che con lui sale in macchina. Da qui l’immediata ricerca del suo accompagnatore che spiazza i Carabinieri: “Quella sera, alle 21 e 30, io ero già a letto, a casa mia”. Una sorta di alibi che scompone totalmente la ricostruzione degli investigatori.

Le tracce lasciate

Immediatamente i Carabinieri vanno ad indagare sul luogo dell’incidente e scoprono diversi indizi che rafforzano e infittiscono il giallo. Viene infatti recuperato uno scarpone – appartenente all’amico della vittima – il quale dice subito che quella scarpa e sua e che l’aveva persa diversi giorni prima, proprio mentre passeggiava vicino al suo terreno.

Poi ci sono anche diversi resti di indumenti, fatti a brandelli, che potrebbero dimostrare come la vittima sia stata trascinata, prima di essere lanciata in una stradina sottostante. Le indagini sono ancora in corso e ci saranno sicuramente degli aggiornamenti.