Il giorno dopo l'attacco, per fare il punto sulla situazione, è interessante leggere e ascoltare le comunicazioni che arrivano da Usa e Russia direttamente, dai tweet e anche dalle agenzie giornalistiche, la CNN statunitense e la Tass russa. Il Presidente Trump si dice soddisfatto dei risultati, mostra i video satellitari che indicano gli scoppi nei target indicati dai militari, cioè i magazzini che conterrebbero le armi proibite e ribadisce che non si è trattato di "one-time shot", un solo colpo, ma di un attacco deciso, il primo di una serie di colpi pronti in canna se le cose dovessero procedere sulla strada sbagliata, cioè se la Siria dovesse continuare ad usare le armi chimiche.
Intanto la May in una conferenza stampa afferma di essere stata spinta alla decisione di intervenire a fianco degli Usa, per difendere gli interessi del proprio Paese. In questa presa di posizione decisa della May (senza richiesta di autorizzazione del Parlamento che già se ne lamenta), si vede più l'ombra di Blair che del suo predecessore David Cameron che di fronte ad una situazione analoga, aveva incassato il no del Parlamento e non era intervenuto. Indubbiamente per la May ha pesato molto quanto successo qualche mese fa a Salisbury, l'attacco con gas nervino a Skripal e figlia, per cui è esatto quanto sostiene Il Sole 24Ore che per la GB "la via di Damasco passa per Salisbury". I 3 obiettivi indicati da Trump come i target dell'attacco sarebbero stati colpiti con più di 100 missili (105 per la precisione) lanciati dalle navi o dagli aerei nell'attacco e tutti avrebbero raggiunto il punto stabilito.
Trump afferma di aver dato un colpo durissimo all'armamento chimico siriano, e di averlo rigettato indietro di decenni, riducendo quasi a 0 le possibilità di Assad di compiere un altro attacco come quello di Duma.
La Siria e la Russia
Assad, tramite i suoi portavoce, continua a sostenere di non aver usato armi chimiche e di non possederne e che sostenere il contrario fa parte del complotto che gli occidentali, Usa in testa, stanno ordendo per far crollare il suo governo e comunque, per controllare il Medio Oriente e il suo petrolio.
Afferma anche di essere riuscito a bloccare la maggior parte dei missili lanciati. La Tass dalla Russia riporta le parole dell'ex capo delle truppe di difesa aerea e missilistica dell'Aeronautica russa Alexander Gorkov rilasciate in un'intervista televisiva: egli conferma le affermazioni siriane. La difesa aerea siriana sarebbe riuscita ad abbattere la maggior parte dei missili della coalizione in un risultato definito semplicemente eccellente, aggiungendo che la data del 14 Aprile dovrebbe essere scritta in oro nelle pagine della storia siriana.
Garkov parla poi con ironia, la stessa che, di fronte all'attacco con gas nervino condotto a Salisbury contro l'ex spia Skripal e la figlia, ha fatto dire a un presentatore televisivo che "la Gran Bretagna fa male alle ex spie russe", ricordando un assassinio precedente con lo stesso stile (2013, agente russo Livitinenko). Così, Garkov elogia la strumentazione anti-missile venduta alla Siria proprio dalla Russia addirittura negli anni '60 e afferma sorridendo che "le bombe intelligenti Usa si sono scontrate contro l'intelletto degli anni '60". Insomma l'attacco lampo di Usa, Francia e GB sembra quasi la mossa di formiche impazzite di fronte a un orso che se ne sta tranquillo soddisfatto, che si lecca i baffi e soprattutto che mantiene l'impeccabilità, l'imperturbabilità e il sangue freddo.
Ma forse il sogghigno russo nasconde semplicemente un accordo nascosto tra Russia e Usa, come dicono alcune voci: forse (solo forse) la Russia era stata avvertita dell'attacco e degli obiettivi in quanto il canale di comunicazione è aperto già da mesi, ma naturalmente agli occhi dei comuni mortali, emerge solo la battaglia delle parole, dei tweet e delle battute.
Conclusioni
Come primo pensiero, a sangue più freddo, pare proprio un paradosso o una barzelletta amara e controsenso affermare che si devono bombardare e uccidere Siriani per convincere i Siriani di non ammazzare Siriani, come appare in una vignetta comparsa in questi giorni in rete. Raid quindi spettacolare, ma irrilevante, salvo forse per i feriti, i morti (pochi o tanti che siano) e per i profughi che naturalmente continuano ad aumentare.
Insomma l'onore dell'Occidente ha dimostrato la propria forza o la propria debolezza? Si è vantato della propria capacità di colpire, e con rapidità, o ha rivelato la propria incapacità di muoversi coi piedi di piombo e l'inconsistenza delle proprie forze di pressione? Putin può quindi permettersi di parlare di attacco proditorio e di violazione di tutti gli accordi internazionali, soprattutto di un atto di guerra senza formale dichiarazione contro un Paese indipendente come la Siria, sovrana nel proprio territorio. E intanto l'Onu che si muove come un bradipo ha inviato in Siria (a fatti ormai chiusi) una commissione dell'Opac, l'Organizzazione per il controllo delle armi chimiche, in modo che raccolgano prove, quelle che finora sono mancate, in quanto tutti dicono di averle, ma nessuno le mostra apertamente.
E noi?
Noi siamo sempre senza governo e pare che neppure la situazione gravissima così vicina a noi abbia scosso le acque, mentre bisogna sottolineare un complicarsi ulteriore dei rapporti, in particolare all'interno della coalizione della destra. Salvini continua coi video da telefonino a chiedere prove certe sull'uso di armi chimiche in Siria e in questo ottiene l'appoggio e il plauso (incredibilmente!) di Vauro, il vignettista di sinistra certo non vicino alla Lega, mentre Berlusconi con parole molto più pacate tende a dar ragione a Trump. E a noi, i votanti, non resta che aspettare e stare a vedere la prossima scena del nostro teatrino personale.