Tredici persone appartenenti a un'organizzazione legata al clan di ‘ndrangheta di San Luca e in particolar modo alla famiglia Calabrò, sono state arrestate a Milano dai Nuclei Antisofisticazione e Sanità (N.A.S.) dei Carabinieri con molteplici accuse, tra cui associazione per delinquere finalizzata alla truffa ai danni dell'Erario, truffa ad aziende farmaceutiche, autoriciclaggio, ricettazione di farmaci, somministrazione di medicinali in modo pericoloso per la salute pubblica ed emissione di fatture per operazioni inesistenti.
La base era una farmacia nel centro di Milano
Gli arrestati gestivano la rivendita illecita all’estero di medicinali destinati principalmente ai malati di Cancro italiani. Un giro d’affari che gli inquirenti hanno stimato intorno ai 20 milioni di euro l’anno. Al vertice dell’organizzazione c’era Giampaolo Giammassimo, 43 anni, titolare della Farmacia Caiazzo situata nell’omonima piazza, in pieno centro a Milano e già in passato al centro di indagini degli investigatori della Direzione Investigativa Antimafia, che avevano scoperto come l'attività fosse stata acquistata con i soldi delle cosche. Oltre a Giammassimo, arrestati anche il fratello Domenico, 48 anni, e Sebastiano Calabrò, figlio dello storico trafficante di droga Giuseppe Calabrò, detto ‘u Dutturicchiu.
Della banda faceva parte anche un ex carabiniere dei N.A.S.
L’organizzazione criminale diminuiva la disponibilità dei medicinali per i malati italiani
Giampaolo Giammassimo aveva creato una serie di società che gli consentivano attraverso la Farmacia e a certificazioni ad hoc ottenute con l’Associazione italiana ospedalità privata (Aiop) di acquistare a prezzi stracciati per conto di strutture sanitarie pubbliche e private i medicinali, che poi però venivano illegalmente venduti all’estero, soprattutto in Nordafrica, ma anche in Iran, Iraq e Cina.
La commercializzazione avveniva in mancanza di controlli della conservazione dei farmaci e gli intermediari erano spesso figure senza competenze sanitarie, con totale mancanza di garanzia per i destinatari delle cure, spesso, appunto, malati di cancro. Inoltre la banda con i suoi traffici diminuiva la disponibilità dei farmaci per i malati italiani.
Tra i prodotti ‘spacciati’ dall’organizzazione c’era anche l’antidolorifico ‘Contramal’, denominato la droga dei combattenti, poiché utilizzato dagli estremisti islamici dell’ISIS.
I giudici hanno sottolineato come i Calabrò, nonostante avessero precedenti penali per traffico di stupefacenti, non incontrassero alcun particolare ostacolo nell’acquisto di medicinali da importanti case farmaceutiche. Un quadro inquietante, che evidenzia gravissime falle nel sistema dei controlli in un mercato gigantesco che, come dimostrano anche gli ultimi arresti, fa sempre più gola ai gruppi criminali.