L'area di rigopiano è sotto sequestro dai tempi della valanga, ma ciò non ha impedito che a Pasquetta i turisti affluissero nei pressi delle macerie. Il turismo Noir è stato forse troppo per i familiari delle vittime, già riuniti in un comitato che le commemora, i quali hanno proclamato la loro indignazione dichiarandosi pronti a denunciare l'irrispettosa affluenza. Alcuni dei familiari sono stati anche criticati dalla folla perché protestavano, dal momento che nel sito erano apparsi i primi barbecue, e i turisti non smettevano di fare selfie e giocare a palla.

Addirittura qualcuno si è impadronito di pezzi di macerie della struttura, come un truce souvenir in ricordo della tragedia. Sembra addirittura che i turisti abbiano scavalcato o forzato i sigilli che mantenevano il sito integro sin dal termine dei rilievi della scientifica. Un trauma per i parenti delle vittime che si erano recati sul sito per pregare e si sono imbattuti nel turismo- sciacallaggio.

Il turismo della catastrofe

Purtroppo i posti dove sono avvenute le tragedie diventano mète di turisti #Noir. È già successo con la tragedia del Concordia, che ha richiamato all'isola del Giglio numerosi curiosi e anche in città distrutte dal sisma, come Amatrice o L'Aquila, dove diverse persone si sono fatte selfie tra le macerie.

Esiste anche un tour operator inglese, 'Disaster Tourism., che propone siti colpiti dalle catastrofi, come New Orleans dopo Katrina, le zone di guerra afgane o Fukushima in Giappone. Sembrano destare interesse anche luoghi sfortunati come le aree colpite dai tornado o le favelas delle città carioca. L'ultima trovata del turismo del disastro è la meta di una tragedia che non ha ancora smesso di sanguinare: #rigopiano, in Abruzzzo, dove poco più di un anno fa una valanga ha travolto un hotel uccidendo 29 persone.

La zona era invalicabile, ma sembra che i sigilli non abbiano fermato una discreta folla; l'ingresso dei turisti a Pasquetta ha indignato il Comitato delle Vittime che ora vuole denunciare l'accaduto. Anche il sindaco di Farindola, comune a cui appartiene il sito, indagato per la tragedia, ha commentato con tristezza e con disprezzo il turismo del macabro

Una mancanza di rispetto

Il divieto d'ingresso dipende dalla procura di Pescara, ma non è presente neanche un vigile urbano a monitorare il territorio.

Oltre a non rispettare un'ordinanza pubblica, si è trattato di mancanza di rispetto verso le vittime ed i loro parenti, che spesso si recano sul luogo della tragedia per pregare e ricordare i loro cari. Nessuno ha pensato di posare un fiore sulle macerie, anzi, qualcuno ha anche criticato i parenti delle vittime perché protestavano, a causa delle risate e degli schiamazzi di anziani, adulti e bambini. Da oggi si provvederà ad installare una recinzione metallica onde evitare che un simile scempio accada di nuovo.