È successo domenica 20 maggio, un uomo ha lanciato la figlia di dieci anni da un viadotto, un volo di quaranta metri . I testimoni riferiscono che la figlia è caduta senza lanciare neanche un grido, come se fosse già addormentata. Le indagini non escludono che il padre le abbai somministrato un sonnifero prima di spingerla. Dopo ore ad urlare scuse, l’uomo si è gettato nel vuoto lungo le strade del fondovalle di Alento (Abruzzo). La tragedia pare sia iniziata la mattina, quando la moglie dell’uomo è precipitata dal secondo piano, in un appartamento di proprietà dell’uomo.

Anche questa vicenda non è chiara e si indaga ancora per capire se si tratti di suicidio o omicidio.

Ma cosa spinge una persona a uccidere qualcuno?

È possibile descrivere varie motivazioni che stanno alla base di un omicidio o di un atto di violenza e diverse tipologie di assassino. Una di queste è l’aggressivo cronico: si tratta di una persona che è incapace di gestire la rabbia e la frustrazione. Si sente legittimato a usa la violenza e l’aggressività.

Agisce senza paura delle conseguenze e in modo impulsivo, si tratta spesso di un’azione non premeditata. La caratterista dell' aggressivo cronico è proprio quella che commette sempre un omicidio in relazione a una precisa conseguenza di un evento o di un contesto specifico: in risposta a una discussione o mentre sta compiendo un reato.

A seguire possiamo trovare un profilo di omicida risentito o ferito. Si tratta di una persona che si è sentita maltrattata, ferita e/o non rispettata. Ritiene che per le altre persone sia più facile raggiungere gli obiettivi e che lui debba sempre fare uno sforzo maggiore per ottenere qualsiasi vantaggio personale. L’omicidio o la violenza sono il risultato di un rancore radicato, sono visti dal soggetto come una rivalsa legittima.

Volendo, possiamo analizzare un terzo profilo che è quello ossessivo. In questo caso il soggetto che richiede attenzioni su di sé, a volte anche in modo esclusivo. È una persona affetta dal disturbo di personalità narcisitica, quindi se non si sente amato o al centro dell’attenzione sviluppa un comportamento da stolker. Lo stolking si aggrava via via fino alla violenza.

L’idea di base è “se non posso averlo io, nessuno può averlo”

Si posso individuare altri profili di assassini, ma il dottore Michele Strano, propone il “Metodo a 5 fasi”(2001):un modello di analisi di ogni omicidio, che si suddivide nei seguenti momenti:

  1. Fase della pulsione omicida
  2. Fase della fantasia omicidiaria
  3. Fase dell’ anticipazione mentale degli effetti dell’azione omicida
  4. Fase della progettazione omicidiaria
  5. Fase dell’esecuzione dell’omicidio.

Come si può notare, alcuni delitti avvengono senza premeditazione. In altri casi, entrano in gioco dinamiche psicologiche e situazioni, spesso inconsce, che spingono una persona alla programmazione dell’atto. Si tratta comunque di un percorso, più o meno lungo, evidenziato già prima nella teoria delle cinque fasi.

Ogni omicidio ha comunque alla base una motivazione più o meno futile (il denaro, la difesa, l’istigazione di gruppo, il piacere sessuale, ecc..), tutti collegati a un’esperienza dovuti a una patologia sottostante.

È facile notare, però, che anche se differiscono profili e motivazione in un omicidio, lo scopo dell’autore è quello di ottenere un vantaggio, o concreto o collegato alla propria sfera psicologia, che risulta sempre una ragione valida per uccidere.