Avrebbe compiuto 25 anni oggi. L'altra sera quando ha commesso un femminicidio per poi uccidersi, sembrava tranquillo Federico Zini, calciatore professionista in serie D. Ha cenato con sua madre nella casa di San Miniato e ha giocato con l'amato cane Oliver. Poi ha eseguito il suo piano, preparato chissà da quanto: ha aspettato la sua ex fidanzata Elisa Amato, 30 anni, sotto casa in provincia di Prato e l'ha sequestrata. L'ha uccisa con la sua arma da fuoco regolarmente detenuta da pochissimi giorni. I corpi sono stati ritrovati ieri mattina da un uomo che faceva jogging: erano in un auto in un parcheggio di San Miniato.

Femminicidio pianificato

Un ragazzo apparentemente normale a cui non mancava nulla, Federico Zini. Come calciatore professionista del 'Tuttocuoio' militava in serie D, ma la professione l'aveva portato a girare il mondo e a giocare nei luoghi più remoti del pianeta: Mongolia, Bulgaria, Malta, Filippine. Poi un grave infortunio l'aveva riportato in Italia e costretto a un fermo per 14 mesi. In questa 'normalità' covava un'ossessione crescente per Elisa: la loro storia d'amore era finita da un anno. Aveva più volte tentato di riallacciare i rapporti con lei, commessa in un negozio di abbigliamento di Firenze. Ma non c'era riuscito perché la giovane donna non aveva retto alla possessività e gelosia di lui.

Però venerdì sera è uscito e ha detto alla madre di non aspettarlo che avrebbe fatto tardi. In tasca aveva una pistola calibro 9. Erano le tre di notte quando è arrivato a Galciana, frazione di Prato in cui abitava Elisa per aspettare che arrivasse. Poi, non appena è sopraggiunta, è entrato a sorpresa nell'auto di lei ed è scoppiato un violento litigio.

Testimoni hanno sentito urla, quindi tre colpi. Non è chiaro se siano stati sparati in aria per intimorirla, o se l'abbia ferita a morte subito. Di certo l'ha caricata a forza sull'auto ed è partito a gran velocità alla guida dell'auto del padre di lei per dirigersi a San Miniato, circa cinquanta chilometri di distanza, il suo paese.

Forse durante il tragitto Elisa, colpita all'addome e a un fianco, era già agonizzante. Si è fermato nel parcheggio del campo sportivo dove si è sparato un colpo alla testa. I carabinieri nel frattempo chiamati dai vicini, arrivati sul posto non hanno trovato nessuno. Solo in seguito sono risaliti a lei che non era tornata a casa. Ma le ricerche non hanno dato esito. A trovare i corpi privi di vita è stato un passante la la mattina seguente, ieri dopo le nove.

L'arma del delitto-suicidio

L'arma con cui Federico ha ucciso Elisa per poi suicidarsi, è una pistola a uso sportivo, per praticare il tiro a segno. Zini aveva ottenuto il porto d'armi da pochissimo, il 18 maggio, e l'aveva acquistata martedì scorso.

Tutto farebbe pensare che abbia ideato il piano di morte da tempo. Che lui non si rassegnasse alla fine della storia, era noto ad amici e conoscenti. Non c'erano state aggressioni fisiche, denunce a suo carico né segnalazioni di stalking, ma proprio l'ultimo giorno della sua vita lei voleva denunciarlo. L'ha raccontato la sua amica Ida. Venerdì sera si erano incontrate in un bar ed Elisa le aveva raccontato che lui era particolarmente insistente: telefonate, appostamenti sotto casa o fuori dal lavoro. Oppure se lo trovava in giro per Prato quando usciva la sera. L'amica le aveva proposto di denunciarlo e lei stava pensando di farlo. Su Facebook ancora ci sono le foto dei due belli e sorridenti insieme, presto sostituite da singoli scatti nella bacheca di entrambi.

Uno degli ultimi post di lui, è una foto di gruppo nello spogliatoio del Tuttocuoio che aveva appena evitato la retrocessione nel campionato di serie D. Un copione già raccontato che mostra un problema culturale e sociale che si ripropone con drammatica urgenza. Uomini che considerano la donna come una proprietà fino ad esiti criminali.