Un uomo si è ammalato di carcinoma al polmone a causa del fumo. L'interessato era infatti solito fumare due pacchetti di sigarette al giorno e, dopo aver contratto della malattia, ha continuato a praticare questa cattiva abitudine. L'uomo si è così scagliato verso la multinazionale del tabacco e contro i Monopoli dello Stato, dichiarando di non essere riuscito a smettere di fumare, sostenendo che all'interno delle sigarette siano inserite delle sostanze che creano una dipendenza sia mentale che fisica e che impediscono dunque ai cittadini di abbandonare il fumo.

Condannato a pagare

Nonostante l'uomo sia poi deceduto, una sentenza della Cassazione lo ha comunque punito, condannando i parenti a pagare le spese legali. I familiari dell'uomo si sono dunque rivolti al Codacons, che a sua volta ha suggerito di presentare la questione alla Corte europea. La Suprema Corte di Roma ha condannato gli eredi dell'uomo a pagare, dato che l'atto di fumare è un'azione consapevole e libera di cui si conoscono già da svariato tempo le conseguenze.

La vicenda in questione ebbe inizio nel 2002, quando il fumatore in questione fece causa all'azienda che produce le sigarette che da lui erano utilizzate, accusandola di inserire all'interno delle sigarette delle sostanze che sono in grado di creare dipendenza e di cui i consumatori non sono a conoscenza.

Il fumatore si era anche rivolto al Ministero della Salute, accusandolo di non aver impedito all'azienda in questione di inserire sostanze nelle sigarette che creano dipendenza. In quel caso i giudici gli avevano dato torto, sottolineando che fin dagli anni '70 è risaputo che il fumo crea assuefazione e fa male alla salute.

L'intervento del Codacons

Il Codaconds però non ci sta e si scaglia contro questa sentenza ritenuta ingiusta e sbagliata. Secondo l'associazione, infatti, tale sentenza viola i principi del diritto alla vita e rappresenta un'agevolazione per i produttori di tabacco. Sempre secondo Codacons, la libertà di scelta di cui parlano i giudici che hanno deliberato sulla questione non esiste: la nicotina contenuta nella sigaretta causa infatti fortissima dipendenza e i fumatori hanno delle serie difficoltà nel momento in cui decidono di voler abbandonare questa insana abitudine. Inoltre, l'ente ha precisato che questa sentenza è completamente diversa dalle decisioni prese dalla giurisprudenza degli altri paesi europei in tali casi.