Come direbbe qualcuno, è già qualche anno che in tutto il mondo "stiamo vivendo periodi bui". Le tensioni internazionali imperversano il continente europeo e asiatico, il terrorismo spaventa i grandi centri, gli omicidi rimangono stabili ma i femminicidi aumentano ogni anno con percentuali terrificanti. Eppure, tutto rischia di passare in secondo piano a sentire la nuova inchiesta emersa nel Regno Unito circa casi di violenza sessuale perpetrati da minori, in particolare bambini di età inferiore agli undici anni. Uno scenario quantomeno mostruoso, che ha attirato l'attenzione dei ricercatori di tutto il mondo che hanno evidenziato, purtroppo, una certa omogeneità con altre situazioni nel mondo.
Fatti recenti
A riaccendere la questione, facendo così stranamente riemergere fascicoli giudiziari simili, è il caso avvenuto a Wool nel Purbeck, in Dorset, contea nel sud-ovest dell'Inghilterra. Proprio qui infatti, un giovanissimo di appena undici anni è stato arrestato e successivamente interrogato dagli inquirenti. L'accusa? Violenza sessuale ai danni di un altro ragazzino di soli sette anni. La presunta vittima stava giocando nel cortile di casa propria quando il fatto è accaduto.
Le circostanze sono oggettivamente sconcertanti. Tutto, dall'età di autore e vittima, al luogo dell'accaduto (quanta paura deve avere una madre nel lasciare il proprio figlio piccolo a giocare nel cortile di casa insieme ad un amichetto di pochi anni in più?) fanno accapponare la pelle.
Quelle stesse circostanze che, mentre in tutto il mondo appaiono assolutamente normali e anzi tranquillizzanti, nel Dorset hanno portato all'arresto di un bambino ed alla necessità di supporto psicologico da parte di esperti per un altro.
Ma ciò che emerge con maggiore enfasi in casi come questo è non solo il racconto delle esperienze dei famigliari della vittima, quanto il peso sociale che l'episodio può esercitare sulle persone, provocando un allarme che lentamente si espande dal quartiere della piccola cittadina, alla contea, fino alla nazione e tutto il Regno Unito di conseguenza.
Un vero e proprio senso di insicurezza (giustificata o meno che sia) che non può non colpire ogni singola famiglia britannica nella lettura di tale notizia.
Complice dell'allarmismo generale è stato purtroppo anche l'operato degli investigatori che, a favore della ricerca, hanno permesso il riesumo di vecchi fascicoli contenenti tutti i precedenti simili avvenuti in Gran Bretagna negli ultimi anni.
La ricerca della verità
La questione del Dorset non è infatti il primo caso di violenza sessuale che ha come protagonisti due minori. Dal 2011 ad oggi, sono ben 28 i casi di violenza sessuale in cui sono coinvolti minori di dieci anni, e quattro di essi sono addirittura classificati come veri e propri stupri.
L'apparente insabbiamento di questi reati si può in parte giustificare dalla legge britannica, che considera bambini appunto sotto i dieci anni di età non responsabili delle proprie azioni, e quindi non imputabili di crimini di alcun tipo. Tuttavia, i reati commessi vengono costantemente registrati a scopo di studio e statistica e l'elevato numero di abuso sessuale tra le tipologie di reato lascia increduli tutt'oggi esperti di criminologia e psicologia infantile.
Quanto emerso dai fascicoli è quanto di più orrido ci si potesse aspettare: salta all'occhio il caso del più giovane accusato di violenza sessuale di sempre, soli sei anni per il bambino accusato nel 1997 ma che ha visto la registrazione del proprio crimine soltanto nel 2013. E ce ne sarebbero molti altri, purtroppo.
Ciò che con tutta probabilità spaventa maggiormente è senza dubbio l'impotenza dei genitori, per la maggior parte increduli che il porprio figlio di pochissimi anni sia stato capace di un gesto tanto efferato. Eppure, la preoccupazione degli esperti è un'altra: è altissima la possibilità che tali bambini, soprattutto a causa dell'etichetta (teoria dell'etichettamento, ndr) di predatore sessuale che si vedranno affibiatagli da adulti, possano in futuro diventare dei criminali sessuali seriali e che mettano a rischio la loro vita e quella della comunità.
Insomma, c'è il rischio che le vite di questi bambini cadano presto in una dimensione di irrecuperabilità.
Ma che cosa possiamo utilizzare, in pratica, per spiegare questo fenomeno così strano? Ossia, cosa spinge un bambino a commettere abuso sessuale? Ovviamente non tutti i casi sono abbastanza simili da essere classificati e i dati e testimonianze a riguardo sono assai poche per formulare ipotesi quantomeno credibili. Eppure, alla luce dei fatti, urge almeno descrivere i principali metodi di approccio per poter al limite capire come e perché una violenza simile si manifesti all'interno di un bambino così piccolo.
La prima ipotesi (in genere la preferita dei giornali, la cui attribuzione indebita spesso colpisce fortemente anche altri casi totalmente differenti) è la teoria dell'apprendimento sociale.
Alcuni avranno già capito: una teoria prevalentemente comportamentista che basa il suo approccio sulla nozione di modeling comportamentale, basandolo esclusivamente sull'apprendimento sociale, ossia sull'imitazione dei comportamenti delle figure chiave (inclusi, ovviamente, i comportamenti devianti e queli aggressivi). Questa teoria, enunciata in particolar modo dal sociologo Albert Bandura, può osservare dunque due chiavi di lettura: la prima è che i bambini abbiano assistito ad atti sessuali tra le mura domestiche (ad esempio spiando i loro genitori o, nel più terribile e triste dei casi, essendo trascinati loro stessi in pratiche sessuali) e che abbiano il desiderio di riprodurle con un loro compagno; la seconda è che tali immagini le abbia acquisite dalla visione di materiale pornografico, come programmi o volantini lasciati incustoditi in casa o per le strade.
Questa è al momento l'ipotesi più accreditata, sebbene esista un'altra teoria decisamente più macabra ma altrettanto efficace per spiegare il già citato fenomeno. Tale pensiero emerge soprattutto dalla consapevolezza che l'abuso sessuale non sempre è perpetrato per il solo piacere sessuale.
Nello studio criminologico di determinate parafilie (come ad esempio il cannibalismo) si è notato come molti di questi comportamenti sconsiderati sia riconducibile ad impulsi sessuali, tutti con lo stesso punto in comune: la dominazione. Questo aspetto ci è fondamentale per spiegare il secondo punto del nostro quesito, ossia cosa spinga un bambino che non ha ancora scoperto le gioie del sesso a commettere abuso sessuale.
Secondo questa ottica, ciò che spingerebbe all'abuso il minore sarebbe l'istinto a vedere lo stesso come un atto di completa sottomissione dell'altro, e cioè un'estremizzazione di atti di violenza e di aggressività che spesso emergono nei comportamenti dei bambini. Un bambino che vive una situazione di estrema frustrazione può quindi esser portato alla violenza, che nel peggiore dei casi può sfociare anche in atti che l'istinto giudica come non plusultra della forza, ossia il dominio sessuale.
Tuttavia, al momento gli studi empirici in materia sono ancora molto scarsi se non completamente nulli, ma nonostante ciò non c'è da stupirsi che questo ultimo caso non stimoli esperti di tutto il mondo a trarne una nuova classificazione di disturbi.