Il bilancio della tragedia avvenuta sulle Alpi Svizzere a cavallo del weekend appena trascorso è pesantissimo. Sono in tutto sei i morti accertati, di cui cinque italiani, gli altri alpinisti ora non sono più in condizioni critiche da ipotermia e rientreranno a breve alle loro case. Tra i sopravvissuti a questa immane tragedia che ha colpito il mondo dell'alpinismo c'è Tommaso Piccioli, architetto milanese, dimesso proprio oggi e sulla via di casa in queste ore.

Tragedia sulle Alpi in Svizzera, i fatti

Sono le ultime ore di luce di domenica sera, il gruppo formato da 14 persone si trova bloccato sull'alta via Chamonix-Zermatt (Haute Route), una via scialpinistica altamente spettacolare, tracciata nel 1903 attraversa scenari incredibili ai piedi del Monte Bianco, Grand Combin e Cervino.

Si trovavano nel Vallese. In totale la via è lunga circa 180 km, da percorrere a piedi o sci ai piedi, considerata la regina delle scialpinistiche sulle Alpi è però altamente pericolosa.

Gli alpinisti sono stati colti da una tormenta di neve fortissima definita "whiteout", bloccati a più di 3000 metri da neve, vento e gelo. Erano a 500 metri dal posto tappa che dovevano raggiungere ma l'inferno bianco che li ha travolti non ha permesso a nessuno di arrivare alla Capanna Vignettes e indirizzare i soccorsi verso il gruppo bloccato. Hanno trascorso la notte all'addiaccio nella bufera, riparati in una sella, ma questo non è bastato perchè il bilancio è stato pesantissimo, sono sei i morti recuperati dal soccorso alpino, seppur l'allarme lanciato da Tommaso Piccioli con il gps, l'unico funzionante del gruppo.

"Una gita da non fare, tragica catena di errori, ci siamo persi quattro volte"

Raggiunto telefonicamente dal Tg3 Piccioli racconta quelle ore: "Adesso ho capito che cos’è l’inferno". Ha passato la notte vicino a una ragazza tedesca, cercando di scaldarsi e ripararsi a vicenda, invitando il gruppo che non poteva vedere a non addormentarsi per non farsi cogliere dall'ipotermia: "Muovete le gambe e le braccia, non addormentatevi", urlava ai compagni, purtroppo invano.

Le sue parole trasmettono molto di ciò che ha passato: "L’inferno è quella cosa lì, non può essere altro che quel freddo lì e una notte come quella".

Dopo lo sconforto per aver perso i compagni di avventura, si chiede perchè le guide abbiano condotto in quota in uno scenario così difficile quattordici persone, seppur alpinisti esperti: "Era una gita difficile non da fare in una giornata dove alle 10 sarebbe iniziato il brutto tempo".

Colti dalla bufera anche le guida hanno iniziato a essere travolti dagli eventi e dalla paura di perdersi nella bufera, proprio Piccioli si è preso la responsabilità di guidare il gruppo con il proprio gps ancora funzionante, ma purtroppo non è riuscito ad arrivare al posto tappa. L'allarme è arrivato alle 6.30 di lunedì mattina e i soccorritori hanno raggiunto la zona ancora con il maltempo con sette elicotteri e le raffiche di vento a circa 80 km/h.