L’organizzazione non governativa Reporter senza frontiere (RSF) che ha come obiettivo la difesa della libertà di stampa e dei giornalisti, ha pubblicato il rapporto annuale sullo stato di salute della libertà di informazione nel mondo. Il resoconto prende in considerazione 180 nazioni, leggendolo si evincono molte zone dove è a forte rischio la libertà di stampa.

Usa, Cina e Russia

Con l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca è stata dichiarata una specie di guerra ai giornalisti. Sono stati tanti i tentativi da parte del presidente statunitense di ridimensionare l’importanza del “quarto potere”, dapprima ha definito la stampa “un nemico del popolo americano” poi ha tentato di bloccare l’accesso alla Casa Bianca a più mezzi di comunicazione.

Gli Stati Uniti si trovano attualmente al 45° posto nella classifica dello stato di salute della stampa. La situazione è molto più drammatica in Cina, che attualmente si trova al 176° posto nell’elenco. Basandosi sull'uso massiccio delle nuove tecnologie, il presidente Xi Jinping è riuscito a imporre un modello sociale basato sul controllo delle notizie e delle informazioni e sulla sorveglianza online dei suoi cittadini. I media statali e di proprietà privata cinesi sono ora sotto stretto controllo del Partito Comunista mentre i giornalisti stranieri che cercano di lavorare in Cina stanno incontrando sempre più ostacoli sul campo. Più di 50 giornalisti e blogger sono attualmente detenuti in condizioni disumane.

Anche in Russia le principali agenzie di stampa indipendenti sono state messe sotto controllo o represse. Mentre i canali televisivi continuano ad inondare gli spettatori con la propaganda gestita dallo stato, il clima è diventato sempre più opprimente per coloro che mettono in discussione la nuova linea patriottica e neoconservatrice voluta da Vladimir Putin o che semplicemente cercano di mantenere un giornalismo di qualità.

Gli omicidi e gli attacchi fisici contro i giornalisti continuano a rimanere impuniti. La Russia è 148esima in graduatoria.

Corea del Nord e Turchia

Situazioni simili in Turchia (157esima) e Corea del Nord (180esima). Il paese guidato dal presidente Recep Tayyip Erdoğan è la prigione più grande del mondo per giornalisti professionisti, con membri della stampa che passano più di un anno di carcere prima del processo e vengono condannati sempre più spesso a lunghe detenzioni: in alcuni casi, i giornalisti sono condannati all’ergastolo senza possibilità di grazia.

Ai giornalisti detenuti e ai media soppressi è negato ogni ricorso legale efficace. La Corea del Nord continua ad essere l'ultima in assoluto nella World Press Freedom Index di RSF. Il regime totalitario introdotto nel 2012 da Kim Jong-un mantiene i suoi cittadini in uno stato di ignoranza. L'adozione diffusa di smartphone è stata accompagnata da misure tecniche che forniscono al regime un controllo quasi completo sulle comunicazioni e sui file trasmessi attraverso la rete intranet nazionale. L'agenzia di stampa centrale coreana (KCNA) è la fonte autorizzata di notizie ufficiali per gli altri media del paese. Chi visualizza, legge o ascolta contenuti forniti da un media non nazionale viene incarcerato.

La situazione italiana

In Italia, attualmente, dieci giornalisti vivono sotto scorta 24 ore su 24 a causa di minacce di morte ricevute dalla mafia, da gruppi anarchici o da fondamentalisti. Il livello di violenza nei confronti dei giornalisti è allarmante e continua a crescere, specialmente in Campania, Calabria e Sicilia. Alcuni giornalisti sono anche preoccupati per la recente “vittoria” elettorale del Movimento Cinque Stelle (M5S), poiché alle volte nelle critiche che il movimento rivolge ai media non esita a nominare i giornalisti sgraditi. In Italia inoltre capita anche che i giornalisti scelgano di censurarsi a causa delle forti pressioni subite dalla politica.

Il primato della Norvegia e la posizione di altri Paesi

La Norvegia è il Paese dove la libertà di stampa è più garantita. Oggi i media sono liberi e i giornalisti non sono soggetti a censura o pressione politica. La violenza contro giornalisti è rara, anche se alcuni, negli ultimi anni, sono stati minacciati dai fondamentalisti islamici.

In Europa troviamo la Germania al quindicesimo posto, mentre la Francia al 33°. In Africa il Ghana è 23esimo mentre il Sudafrica ventottesimo; situazione molto complicata in Egitto (come dimostra anche il caso di Giulio Regeni) che si trova la 161° posto. In Asia il Giappone è 67esimo, mentre in America il Brasile è 102°.