Non è la prima volta che si verifica un caso di questo genere in Italia. Quanto successo ad Ancora porta a galla il ricordo della vicenda di Valentino Talluto, arrestato per aver infettato o, comunque esposto al pericolo di contrarre la malattia ben cinquantasette donne. Per quanto riguarda il caso di Ancora, si parla addirittura di 200 possibili contagiate. Spetterà alle indagini verificare se questi numeri siano veri o falsi. Certamente, tra le sue vittime, si ritrova la sua compagna, ammalatasi di recente di hiv. È stata proprio lei a denunciare l’uomo, aprendo il caso.

Il caso di Ancona

L’untore, arrestato ad Ancora, è un uomo di trentasei anni che per vivere faceva l’autotrasportatore, un lavoro che gli consentiva di viaggiare molto e che, probabilmente, gli consentiva di avere anche vari rapporti occasionali, tutti non protetti. Un’accortezza, quella del profilattico, necessaria per chi è positivo all’Hiv, se non si vuole rischiare di contagiare il o la partner. Questo, tuttavia, sembra essere stato proprio l’obbiettivo dell’autotrasportatore. La denuncia è partita dalla sua attuale compagnia, che nel mese precedente aveva iniziato ad accusare qualche malore fino ad arrivare alla scoperta di una sconcertante verità: aveva contratto l’Hiv. Prima lo sconforto, poi lo sconcerto, infine i dubbi e i sospetti che hanno portato ad un’altra scomoda verità: a contagiarla è stato proprio lui, il suo compagno, l’uomo che amava.

La donna, però, non sembra essere l’unica vittima dell’untore. Gli inquirenti parlano di più di 200 possibili donne contagiate, sebbene tutt’ora siano ancora ipotesi che spetterà alle future indagini smentire o confermare. Esaminati e provati alcuni aspetti, quali l’effettiva malattia dell’uomo e la sua piena consapevolezza di esserne affetto, è scattato l’arresto.

Sono stati confiscati il suo Pc, i suoi telefonini e altri strumenti di natura informatica che verranno esaminati con cura, dal momento che l’uomo ricorreva spesso ai siti internet per conoscere nuove possibili partner. Nuove possibili vittime.

Cosa c’è dietro l’atto del contagio?

L’Hiv può essere sentita da chi ne è affetto come una condanna, una punizione, un terribile peso.

E come spesso succede, quando una persona si ritrova davanti una brutta notizia, lo sconforto si trasforma in rabbia. Rabbia e vendetta. Vendetta verso la malattia stessa, verso gli altri che stanno bene, verso chi gliel’ha trasmessa. Contagiare le altre persone per sapere di non esserne il solo a soffrirne, forse. Tanti sono i motivi che si possono trovare dietro un simile gesto, quello del contagio, tanti che poi trovano conferma della loro veridicità nei casi che hanno preceduto quello di Ancona.

Quanto verificatosi nelle Marche, però, sembra aggiungere a questo quadro un ulteriore tassello, un’altra possibile spiegazione: il negazionismo. L’uomo, infatti, avrebbe negato l’esistenza stessa dell’Hiv. Se ci sono altri motivi, dietro al suo gesto, è ancora presto per dirlo. Gli inquirenti, intanto, si stanno muovendo per identificare tutte le possibili donne contagiate dall’uomo.