Il 7 giugno scorso, l’Osservatorio europeo sulle droghe e sulle tossicodipendenze (Oedt) ha pubblicato i risultati di una particolare ed allarmante ricerca, quella relativa al consumo di droghe all’interno delle diverse nazioni del “Vecchio Continente”. La sostanza proibita più utilizzata è la cannabis che, nell’ultimo anno, seppur con grosse differenze nazionali, è stata assunta in modo stabile ed i suoi numeri non sembrano essere incrementati in confronto ai rapporti degli anni precedenti. L’Italia, limitatamente all’UE, è il 3° paese per utilizzo e la sua assunzione riguarda il 33% dei cittadini nell’arco della loro vita.

La cocaina e l'ecstasy

A differenza della cannabis, la cocaina è una sostanza che, dalle ultime stime, ha subito un incremento nel consumo, seppur lieve, simile a quello che ha coinvolto anche un’altra droga: l’ecstasy. L’Italia, per consumo, è al 4° posto e si attesta che l’1,9% degli italiani l’abbia provata negli ultimi 12 mesi. Coloro che ne abusano maggiormente sono i britannici (4%), seguiti dai danesi (3,9%) e dagli olandesi (3,7%). Le percentuali subiscono un vertiginoso incremento se si considera il tasso di consumo nell’arco della vita; il nostro paese si porta al 6,8%, quarto dato più elevato dopo Regno Unito, Spagna (circa 9%) ed Irlanda (7,1%).

La droga che viene utilizzata di più sul territorio europeo, come già detto, rimane la cannabis, assunta, solo in Italia, da milioni di adulti, 20,7% giovani.

La Francia supera il Bel Paese con il 21,5% di assuntori. Se si osserva il preoccupante fenomeno nell’arco della vita, al primo posto si piazza sempre il paese francese con il 41,4%, seguito dalla Danimarca, al 38,4%. Sconvolgente, inoltre, il resoconto arrivato dal Regno Unito: ogni anno, negli ultimi tre, il tasso di morti per overdose è continuato ad incrementare.

Nel 2015 era intorno all’11,7%, dato che è aumentato esponenzialmente rispetto agli anni precedenti

Cos’è l’Oedt e quali sono le sue finalità

L’Osservatorio europeo sulle droghe e sulle tossicodipendenze è un organo che offre agli stati membri dell’UE informazioni oggettive ed attendibili sul consumo di droghe e in merito alla tossicodipendenza sui diversi territori nazionali.

Aiuta ad orientare le iniziative da attuare nei confronti di queste problematiche e suggerisce i differenti piani d’azione. Oltre a monitorare il problema della droga in Europa, valuta rischi, fornisce soluzioni attendibili ed elabora mezzi di supporto per le diverse nazioni.

La produzione di ecstasy, in Europa, è concentrata soprattutto in Belgio e nei Paesi Bassi. Grazie alle diverse pubblicazioni e alle inchieste portate avanti dall’organizzazione appena citata, nel 2016 si sono riusciti ad individuare questi laboratori e a chiuderne addirittura 11. Nelle “raffinerie” del nord Europa, infatti, non si produce materiale solo per i paesi attigui, ma l’esportazione verso altri paesi effettuata in quelle aree è massiccia.

Oltre alle altre nazioni europee, dunque, il fenomeno si è scoperto colpire anche l’Australia. Nel 2016, infatti, la polizia del paese trans-oceanico ha dichiarato che i maggiori quantitativi sequestrati (1,2 tonnellate) provenivano direttamente da quelle nazioni.

L’importanza di un’organizzazione di questo tipo, però, non deve rimanere fine a se stessa. Se, infatti, un aiuto può venire da un ente internazionale, il dovere di ogni singolo paese è quello di mettere in pratica queste normative e queste leggi restrittive affinché i consumi possano drasticamente abbassarsi e le morti per overdose non continuino ad aumentare esponenzialmente.