Il 4 giugno diventerà una data di importanza storica per tutte le donne e le femministe dell'Arabia Saudita: infatti, dieci donne hanno ottenuto la patente di guida. Precedentemente l'Arabia Saudita era l'unico Paese al mondo che non concedeva questo diritto alle donne.
Il decreto del principe Mohammed Bin Salman
Il decreto entrerà in vigore a partire dal 26 giugno e si contano già almeno oltre 30 mila domande di iscrizione ai corsi. Le donne, dunque, non potranno semplicemente guidare automobili private, ma anche autobus, taxi e pullman. La decisione di revoca al divieto della patente di guida per le donne era stata annunciata dal principe il 26 settembre dello scorso anno.
Una decisione che segna una svolta epocale e una vittoria nelle mani delle attiviste e femministe arabe, che da anni si battono per la parità dei sessi e che sono state costrette a subire multe e addirittura il carcere.
I passi avanti della società nei confronti delle donne
Il decreto sulla patente stabilito dal principe Mohammed Salman non è l'unico: difatti rientra in un piano ben più ampio di politiche dallo stampo decisamente più liberale, volte a favorire la parità di diritti tra donne e uomini. Infatti, non solo le donne potranno guidare la macchina (molte aziende come Uber hanno già pensato di assumerle come autiste), ma verrà loro concesso di entrare negli stadi - dove molte donne sono finalmente potute entrare per assistere ai festeggiamenti della festa Nazionale - di intraprendere la carriera di investigatrici o imprenditrici senza il consenso di un uomo adulto della famiglia.
“Abbiamo combattuto per decenni su questo tema, e ogni volta ci veniva detto che non era il momento giusto”: sono state queste le parole, pronunciate al New York Times, di Latifa Shaalan, del Consiglio della Shura ad Al Arabiya.
La battaglia per la parità: quando la lotta per i diritti si trasforma in pericolo
La battaglia per la parità dei sessi rimane ancora lunga in una paese come l'Arabia Saudita.
dove, per l'appunto, il diritto di guida alle donne non è mai esistito fino ad ora; nonostante i grandi passi avanti fatti grazie alle nuove riforme e decreti, tuttavia la cultura resta ancora prevalentemente di stampo maschilista e patriarcale. Basti pensare al fatto che le scuole di guida istituite sono state costruite appositamente per donne e che rimane l'obbligo di essere accompagnate da un uomo della famiglia in tutte le attività svolte fuori casa.
Amnesty International aveva dichiarato che erano ben undici gli attivisti finiti in carcere e, tra questi, la prevalenza era femminile. Loujain al-Hathloul, Aziza al-Yousef e Eman al-Nafja sono state arrestate (prima che il decreto entrasse in vigore), perché sorprese alla guida di un'auto.