Lo scorso 16 giugno è stata celebrata la Giornata Mondiale delle Tartarughe, la quale si propone di lanciare un importante messaggio per la salvaguardia dell’Ambiente: bisogna regolarsi e averne una maggiore tutela. Un esempio lampante è dato dal gravissimo fatto che ha sconvolto e intristito i più ferventi sostenitori della tutela ambientale: l’ennesimo caso che ha coinvolto tartarughe in difficoltà, ferite o uccise dalla plastica, che, questa volta, ha coinvolto una vittima particolarmente preziosa. Si tratta della tartaruga Liuto, una specie in via d’estinzione, ritrovata ieri sulla spiaggia di Milazzo.
Una spiaggia che si presenta, già alla vista, decisamente inquinata e lasciata all’incuria.
Le tartarughe Liuto, chi sono e cosa le uccide
La tartaruga Liuto (Dermochelys coriacea), è un esemplare estremamente raro, il più grande della sua specie, in via d’estinzione. È caratterizzata dall’assenza di carapace osseo, al cui posto vi è una pelle simile al cuoio di colore nero punteggiata di bianco, bianco di solito più evidente nelle tartarughe più giovani. Normalmente vive in acque calde e temperate, dunque è inusuale trovare una tartaruga come questa in un mare come il Mediterraneo. La spiegazione del suo ritrovamento può essere condotta al fatto che il corpo possa essere stato trasportato dalle correnti marine fino alle coste messinesi nelle quali è stata rinvenuta.
Questa specie si nutre principalmente di sostanze gelatinose e di meduse, facilmente confondibili con materiale plastico, il quale viene ingerito dagli animali causando dei danni irreparabili al corpo, danni che portano, solitamente, alla morte.
L’appello degli ambientalisti
Si è registrato un aumento preoccupante di segnalazioni di tartarughe in difficoltà, nonchè di chiamate per il recupero dei corpi di quelle per le quali, ormai, non c’era più niente da fare.
Le cause? Si conoscono bene: la pesca intensiva e la dispersione di rifiuti sia tossici che plastici ovviamente pericolosi per le creature del mare, tra le quali rientrano non solo le tartarughe ma anche molte altre specie che, ferite e decimate, rischiano l’estinzione. Gli ambientalisti invocano a gran voce una maggiore attenzione e cura per questi eventi fin troppo spesso trattati con noncuranza.
L’uso e sopruso di agenti inquinanti sta portando danni che, a lungo termine, potrebbero essere permanenti per l’ambiente e che sono già di portata catastrofica. Ormai questi fenomeni sono ben lungi dal non essere visibili. Si ritrovano nella vita di tutti i giorni. Gli esempi più banali sono le piogge acide e il riscaldamento globale.
Qualche vittoria, però, è stata ottenuta: sembrerebbe, infatti, che si stia parlando a livello europeo di una riduzione della produzione di oggetti e buste di plastica, attraverso un possibile divieto di produzione di tutti quegli utensili di cui si può tranquillamente fare a meno. In questo modo sarebbe possibile un minor impatto ambientale di questi materiali i quali, come si sa, ci mettono tra i 100 e i 1000 anni a biodegradarsi. Si spera, inoltre, in una maggiore sensibilizzazione verso l’ambiente.