Rita Borsellino è morta ieri pomeriggio nel reparto di terapia intensiva del Civico di Palermo dov'era ricoverata per una malattia contratta da molto tempo. Qualche mese fa era morto anche suo marito, Renato Fiore. Era nata il 2 giugno del '45 a Palermo ed era un'attivista e politica italiana, nota per essere la sorella del magistrato Paolo Borsellino, ucciso dalla mafia. Figlia di farmacisti, per molti anni anche lei ha svolto questa professione ma dopo la morte del fratello Paolo, si era dedicata alla lotta contro la criminalità organizzata. Sposata dal 1969 era madre di tre figli e nel 1995 era diventata vicepresidente di "Libera", l'associazione contro la mafia fondata da don Luigi Ciotti, che, nel 2005 la nominò presidentessa onoraria.

Sempre nel 2005 Rita Borsellino si era candidata alla presidenza della Regione Sicilia per poi provare a governare la città di Palermo.

Rita Borsellino e l'attivismo politico

In politica era sostenuta da una branca del Partito Democratico, da Sinistra Ecologia Libertà, dalla Federazione della Sinistra, dai Verdi e dall'Italia dei Valori. Rita non ha mai abbandonato la battaglia intrapresa conto la mafia sin dalla morte di suo fratello, ed ha lottato fino all'ultimo per amore della verità. Nel 2012 provò a candidarsi alle primarie per diventare sindaco della sua città, Palermo, ma venne battuta per poco da Fabrizio Ferrandelli. Una delle sue ultime apparizioni pubbliche ha avuto luogo lo scorso 19 luglio, in occasione del 26esimo anniversario della strage di via D'Amelio, in cui ha spiegato che la maniera più giusta di ricordare Paolo Borsellino e gli eroi uccisi dalla mafia sia impegnarsi ogni giorno per debellarla e per far prevalere la verità.

Il legame con il giudice Paolo

Rita Borsellino era molto legata a suo fratello Paolo, e questo legame la segnò profondamente quando un pomeriggio estivo di 26 anni fa la mafia lo fece saltare in aria. La bomba esplosa in via D'Amelio le cambiò la vita e niente fu come prima. Parlava di quel giorno come "il maledetto 19 luglio 1992" ed ha sempre sottolineato il fatto che sul viso di suo fratello, anche se senza vita, aleggiava ancora un sorriso e proprio la forza di quel sorriso l'avrebbe spinta per tutta la vita a combattere chi gliel'ha portato via. Da quel momento la sua missione è stata testimoniare per la legalità e fino agli ultimi istanti ha sostenuto le sue iniziative.