Una delle fette di mercato più fiorenti in Occidente, ma anche in Oriente, è quella relativa ai videogames. Grazie ai grandi progressi fatti dalla tecnologia dell'intrattenimento il settore dei Videogiochi fa registrare cifre sempre crescenti anno dopo anno. Per questo ha fatto molto discutere l'inattesa decisione del governo cinese di porre nuove leggi molto restrittive alla diffusione e fruizione di questo tipo di passatempo ludico.

Le misure contro i videogiochi del governo cinese

La Cina è una delle potenze mondiali più influenti in molti settori, non ultimo quello economico: ogni decisione che viene presa in Cina ha inevitabilmente ripercussioni nel resto del mondo, anche occidentale.

La politica cinese in materia di videogames si è fatta sempre più decisa negli ultimi anni: nel 2016 l'uso dei videogames è stato vietato ai bambini con età inferiore ai 12 anni, mentre nel 2017 è stata ritirata dal commercio una delle app più popolari al momento, quella dei "Pokemon Go", e nello stesso anno sono stati dichiarati fuorilegge anche i wargames. La motivazione addotta riguardava la tutela della sicurezza nazionale. L'ultima misura contro i videogiochi è stata annunciata dal Presidente Xi Jinping, il quale ha emanato una direttiva secondo la quale i minorenni possono passare al massimo due ore al giorno con i videogames. Inoltre, e questa è la decisione che più ha fatto discutere, il numero dei videogames verrà dimezzato e sarà controllata e limitata anche la pubblicazione di nuovi titoli.

Motivazioni ufficiali e ufficiose

Nell'intervista che il presidente Jinping ha rilasciato all'agenzia di stampa cinese Xinhuanet, questi ha detto che le nuove misure decise dal governo sono dettate da una viva preoccupazione per la salute e il benessere dei bambini. Infatti, i casi di miopia sono in continuo aumento tra la popolazione infantile della Cina, e a quanto pare il responsabile principale di questo disturbo della vista sarebbe il numero di ore passate a videogiocare.

Sono in molti però a credere che la vera volontà del governo cinese sia quello di esercitare un controllo censorio sui titoli di videogames in circolazione. Ad avvalorare questa ipotesi ci sono le accuse rivolte ad uno dei maggiori produttori di videogiochi in Cina, Tencent Holdings. Sul quotidiano "Bloomberg, People's Daily" Tencent è infatti stato additato come una delle cause dell'indebolimento dei "valori tradizionali cinesi".

Un duro colpo al mercato dei videogames

Per il momento ancora non sono state prese misure precise e ufficiali, ma già le prime ripercussioni di questa nuova stretta sui videogames operata dal governo cinese iniziano ad essere evidenti. Tencent ha perso 160 miliardi di dollari rispetto al mese di gennaio; Perfect World, altra società per lo sviluppo di videogiochi, ha perso 9 punti percentuali alla Borsa di Shenzhen. Resta da vedere quanto restrittive saranno nei fatti le nuove norme dettate dal Presidente Jinping, e soprattutto se porteranno davvero giovamento alla vista dei giovani studenti cinesi.