libia ancora una volta al centro di una grave crisi politico militare che potrebbe sfociare nella mai davvero sopita guerra civile. La richiesta di aiuto arriva in queste ore dal generale e primo ministro Fayez Al Serraj. Tutto è iniziato sabato, quando sono stati lanciati due missili contro la capitale Tripoli. Secondo diversi testimoni - si citano anche alcuni giornalisti presenti nella capitale libica - obiettivo dei lanci sarebbero stati l'ambasciata italiana in Libia e gli uffici dello stesso Serraj. Stando sempre ai fatti, gli obiettivi sarebbero stati mancati di poco, finendo per colpire un hotel nelle vicinanze della sede diplomatica italiana e danneggiando alcune case nei pressi degli uffici del primo ministro.
Non ci sono vittime né feriti fra il personale italiano presente nel Paese nordafricano.
Libia: l'ambasciata italiana resta aperta
Nonostante la pesante situazione di ordine pubblico, ormai fortemente pregiudicata dall'avanzata sulla capitale di milizie ribelli, la sede dell'ambasciatore italiano a Tripoli resta aperta. Restano in sede alcuni rappresentanti del corpo diplomatico di stanza nel Paese, mentre è ancora assente l'ambasciatore italiano, ufficialmente ancora in vacanza. Voci insistenti però - smentite ufficialmente dalla Farnesina - collegano la mancanza a Tripoli del numero uno dell'ambasciata con i rapporti sempre più tesi con gli oppositori di Serraj guidati da Haftar, che qualche mese fa ne chiese l'espulsione dalla Libia.
Inutili gli appelli alla pacificazione
Nonostante gli appelli per un immediato cessate il fuoco, ribaditi in ultimo anche dal primo ministro libico, la situazione è palesemente vicina al collasso, con i ribelli vicini al vecchio regime di Gheddafi in avvicinamento alla capitale. Qual è la situazione degli Italiani? Al momento sono stati fatti evacuare per sicurezza diversi addetti dell'ambasciata e numerosi tecnici dell'Eni.
Per le operazioni di trasferimento è stata utilizzata proprio una nave della società petrolifera italiana, da sempre presente in territorio libico per le attività di ricerca e di estrazione. Nonostante le misure adottate, l'auspicio delle autorità italiane è quello di un pronto rientro in Libia, non appena la situazione si sarà stabilizzata.
Allo stato però non si intravedono spiragli di pacificazione con un premier dato sempre più in bilico. L'uscita di Serraj, costringerebbe l'Italia a rivedere le sue alleanze in Libia, visto che il presidente è stato finora il principale interlocutore del Governo.