Francesco Tedesco è un fiume in piena ed all'inizio della udienza del processo che vede cinque carabinieri alla sbarra per la morte di Stefano Cucchi, punta il dito contro due colleghi. Raffaele D'Alessandro ed Alessio Di Bernardo sono accusati del pestaggio del giovane, deceduto il 22 ottobre del 2009 durante la custodia cautelare.

'Un'azione combinata'

Secondo quanto ricostruito da Tedesco, si trattò di una vera e propria 'azione combinata'. Il militare ricorda che Cucchi iniziò a perdere l'equilibrio, "a causa del calcio che gli fu sferrato da D'Alessandro e poi ci fu la spinta violenta di Di Bernardo che lo fece cadere in terra, sul bacino.

Ricordo di aver sentito il rumore della successiva botta alla testa". Tedesco racconta di aver provato a spingere via Di Bernardo, ma nel fragente "Cucchi venne colpito da D'Alessandro con un calcio in faccia mentre era sdraiato a terra". Francesco Tedesco, insieme ai colleghi citati, deve rispondere di omicidio preterintenzionale ed abuso di autorità. Sotto processo ci sono anche Vincenzo Nicolardi e Roberto Mandolini per i reati, rispettivamente di calunnia e di calunnia e falso.

Le dichiarazioni del pm Musarò

Il pubblico ministero Giovanni Musarò ha reso nota l'attività integrativa di indagine dopo che Tedesco ha ricostruito i fatti di quella notte e chiamato in causa i due colleghi. Inoltre è stata trovata l'annotazione di servizio in cui lo stesso carabinieri riferiva dei fatti, una nota che sarebbe scomparsa.

"Tedesco ha ricostruito i fatti e chiamato in causa gli altri imputati: D'Alessandro e Di Bernardo come autori del pestaggio ed anche Mandolini che era stato informato dei fatti e Nicolardi che era già a conoscenza di ciò che era accaduto nel momento in cui si era presentato in Corte d'Assise. C'era una nota di servizio che è sparita e nemmeno il comandante della stazione dei carabinieri di quel periodo ne ha saputo spiegare la scomparsa".

Ilaria Cucchi: 'Adesso in tanti dovranno chiedere scusa a Stefano'

Soddisfazione è stata espressa da Ilaria Cucchi, la sorella di Stefano che si è sempre battuta per arrivare alla verità sulla tragica morte del fratello.

"Il muro è crollato - scrive su Facebook - ed ora saranno in tanti a dover chiedere scusa a Stefano ed alla sua famiglia".

Esprime soddisfazione anche Riccardo Casamassima, l'appuntato dei carabinieri che fece riaprire il caso grazie alla sua testimonianza. "La famiglia Cucchi ne aveva diritto e tutti i dubbi sono stati tolti, oggi l'Italia intera aspetta i provvedimenti che prenderà sulla base di quello che è stato detto. Bravo Francesco - scrive su Facebook, citando il carabiniere imputato che ha ammesso il pestaggio - perché da quest'oggi ti sei ripreso la tua dignità".