Dopo quasi 9 anni dalla morte di Stefano Cucchi viene inserito ufficialmente nel registro degli indagati l'ex Comandante della Compagnia Talenti di Roma al tempo dei fatti. Si tratterebbe del Tenente Colonnello Luciano Soligo. Anche nei suoi confronti la Procura della Repubblica ha deciso di procedere per il reato di falso. Si tratta della terza iscrizione nel registro degli indagati da quando è stata aperta l'indagine nel giugno scorso. Gli altri due indagati in questo filone d'indagine sono Massimiliano Colombo, comandante della Stazione dei Carabinieri di Tor Sapienza ( una delle caserme dove Stefano Cucchi fu detenuto dopo l'arresto avvenuto ad ottobre 2009 ), e Francesco di Sano altro Carabiniere a quel tempo in servizio sempre nella Stazione di Tor Sapienza.

Altro particolare importante da tenere presente è che all'epoca dei fatti la Stazione di Tor Sapienza dipendeva direttamente dal Comandante di zona Talenti - Montesacro.

Nuovi documenti sull'insabbiamento del caso Cucchi

Secondo quanto pubblica il quotidiano romano "La Repubblica", in un articolo a firma di Carlo Bonini, secondo i documenti consultati direttamente dal quotidiano romano, che hanno permesso di verificare delle specifiche circostanze, nell'insabbiamento del caso Cucchi sarebbe stata coinvolta l'intera catena di comando dell'Arma dei Carabinieri di Roma.

Il quotidiano "La Repubblica " avrebbe, quindi, scoperto attraverso un'attenta ricostruzione e pubblicato i nomi di chi diede materialmente l'ordine di falsificare carte e verbali per occultare quali erano le reali condizioni di salute di Stefano Cucchi nel momento in cui fu trasportato all'Ospedale Sandro Pertini dove mori.

Secondo quanto scrive "La Repubblica" la falsificazione dei registri, degli ordini di servizio e degli altri documenti sarebbe avvenuta tra il 23 e il 27 ottobre 2009 dietro preciso ordine arrivato "per via gerarchia". Secondo quanto scrive Bonini la decisione definitiva, però, fu presa solo qualche giorno dopo, esattamente il 30 ottobre 2009 in una riunione negli uffici del Generale di Brigata e Comandante provinciale di Roma Vittorio Tomasone.

A questa riunione avrebbero partecipato anche il Comandante del Gruppo Roma, Colonnello Alessandro Casarsa attuale Comandante del reggimento corazzieri Quirinale e altri due ufficiali immediatamente sotto quest'ultimo in linea gerarchia. Questi erano il Maggiore Paolo Unali ai tempi Comandante della Compagnia Casilina e, ovviamente, Il maggiore Luciano Soligo.

Erano presenti anche i Marescialli Roberto Mandolini, Vice Comandante della Stazione Appia all'epoca dei fatti, e Massimiliano Colombo Labriola. Massimiliano Colombo, secondo la ricostruzione di Repubblica, sarebbe colui che materialmente si incaricò di conservare i documenti e la corrispondenza che permetterebbe di spiegare chi diede materialmente l'ordine di insabbiare l'inchiesta sulla morte del geometra romano. Tale documentazione sarebbe stata consegnata da Colombo Labriola solo la scorsa settimana agli agenti della squadra mobile di Roma che stavano eseguendo una perquisizione nei suoi uffici a Tor Sapienza. Secondo la ricostruzione di Repubblica le relazioni di servizio furono manomesse per ordine del Colombo Labriola che aveva ricevuto tali indicazioni direttamente dal Comando della Compagnia Talenti - Montesacro.

La precisazioni della Procura della Repubblica

Se questa è la ricostruzione di Carlo Bonini su Repubblica occorre precisare che fonti dirette della Procura della Repubblica, sentite dal quotidiano romano "Il Messaggero", precisano che nel procedimento non sono attualmente coinvolti i vertici dell'Arma di Roma all'epoca dei fatti. Ci si riferisce, in particolare, al Generale Vittorio Tomasone, il Colonnello Alessandro Casarsa e il Maggiore Paolo Unali. La Procura precisa, comunque, che i tre verranno sentiti come testimoni nel processo in corso davanti alla Prima Corte d'Assise contro i cinque carabinieri indagati. Tale audizione dovrebbe avvenire nel corso del mese di gennaio 2019 anche se l'udienza non è stata calendarizzata ancora.