Il ritrovamento di alcune ossa nel pavimento della Cappella, in via Po 27, sede della Nunziatura Apostolica, hanno riacceso, per il momento solo nell'immaginario della gente comune, la speranza di far luce su due sparizioni avvenute ben 35 anni fa. Parliamo di Mirella Gregori, scomparsa il 7 maggio del 1983 e di Emanuela Orlandi, svanita nel nulla il 22 giugno dello stesso anno.
I casi delle due 15enni vennero spesso associati sia nelle varie indagini (al momento chiuse) sia da alcune telefonate giunte dai rapitori (o da chi per essi si spacciava), che voleva le sorti delle due giovani donne essere legate.
Il ritrovamento delle ossa
Le ossa, ritrovate la scorsa settimana durante dei lavori di ristrutturazione dell'edificio, sono ora sottoposte ad accertamenti e in particolare, qualora si riuscisse ad estrarre il DNA, lo stesso sarà comparato con quello di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori. Proprio oggi cominceranno gli esami che potrebbero già stabilire e rendere noto, nel pomeriggio, il sesso delle vittime. I resti ritrovati da quattro operai nel battiscopa della Cappella, appartengono, infatti a più persone. Nei giorni a seguire si passerà ai test genetici più specifici che potrebbero dare risposte più precise circa l'identità dei resti.
La Sala Stampa vaticana, nella figura del suo rappresentante, Greg Burke, ha invitato alla massima prudenza circa la faccenda.
I titolari del fascicolo, aperto per omicidio dalla Procura di Roma, sono il procuratore aggiunto Francesco Caporale e il pm Francesco Dall’Olio, e proprio a loro potrebbero presto essere comunicati i primi risultati.
I famigliari della Orlandi
Nell'attesa che venga fatta chiarezza dalle analisi scientifiche, si sono fatte sentire le voci dei famigliari di Emanuela Orlandi.
La madre, Maria, che chiama ancora sua figlia Lellè, attende da 35 anni la verità. Una verità che è passata da intrecci malavitosi, complotti internazionali, mitomani, millantatori e per cui non si è mai giunti ad una conclusione. La donna, oramai anziana, pochi giorni fa implorava di avere almeno un corpo da seppellire dignitosamente e una tomba su cui piangere.
Il fratello della Orlandi, Pietro, è stato intervistato dalla trasmissione Quarto Grado lo scorso venerdì. In questa occasione ha ribadito che secondo lui esiste un fascicolo in Vaticano con i nomi di chi ha preso parte alla vicenda della scomparsa di sua sorella. Lo stesso fascicolo che fu 'oggetto di trattativa' tra la Procura e il Vaticano, quando si dovette spostare la salma di Enrico De Pedis, esponente della banda della Magliana, da Sant'Apollinare, dove era sepolto. Intrecci, depistaggi e ancora nessuna verità per la scomparsa di queste due giovani ragazze. Dichiara Pietro Orlandi: «Aspettiamo che le analisi preliminari diano un risultato e da lì si potranno comparare con il DNA di Emanuela.
Dovessero essere le sue ossa, per me non sarebbe una gioia: perché Emanuela, mia sorella, morirebbe in quel momento. Ma se quella fosse la verità, sarebbe giusto farla venir fuori. Certamente non finirebbe lì, però: Emanuela non è andata lì da sola. Qualcuno ce l’ha portata».