Cadono le accuse più gravi nei confronti di Chima Alinno e Brian Minthe, il 47enne nigeriano ed il 43enne senegalese arrestati a seguito della morte di Desirée Mariottini. Il Tribunale del Riesame ha infatti annullato l'accusa di omicidio volontario e derubricato anche l'accusa di violenza sessuale di gruppo aggravata dalla giovane età della vittima. I due restano comunque in carcere per il reato di spaccio di stupefacenti. Il Riesame di Roma, pertanto, ritiene non sussistenti le gravi accuse formulate dalla Procura ed ha accolto le istanze presentate dalla difesa.
"Sono soddisfatta per il mio assistito - ha sottolineato Pina Tenga, legale difensore di Chima Alinno - perché ho sempre creduto nella sua innocenza, anche alla luce delle indagini svolte. Mi spiace solo che indagini condotte in tal modo potrebbero non rendere giustizia a quella povera ragazza".
Le altre udienze
Nelle prossime ore si terrà l'udienza, sempre in Riesame, per il 27enne senegalese Mamadou Gara ed anche per lo spacciatore italiano, gli altri arrestati per la morte della 16enne. Il 36enne pusher Marco Mancini, in particolare, è colui che potrebbe aver ceduto alla ragazza la dose che l'ha condotta alla morte e dovrà rispondere di detenzione e cessione di sostanze stupefacenti a persone (compresa ovviamente la giovane Mariottini) che frequentavano i locali di via dei Lucani, nel quartiere di San Lorenzo.
L'esame autoptico ha accertato che Desirée aveva assunto un mix di psicofarmaci per patologie come bipolarismo e schizofrenia e chi le ha fornite sapeva benissimo che l'insieme di farmaci come Aliprazolo Focus, Tranquilit, Tolep e Quentiax avrebbe potuto ucciderla. La giovane era in crisi di astinenza da eroina ed avrebbe assunto anche gocce di metadone.
La Procura non cambia idea
La Procura che coordina le indagini sul caso, però, è fermamente convinta che la ragazza sia stata vittima di uno stupro di gruppo e che sia stata uccisa volontariamente. Secondo i pm, gli elementi raccolti a carico degli indagati mantengono in piedi l'iniziale pista investigativa seguita dalle forze di polizia.
"Siamo nella fase indiziaria - viene riportato su Repubblica, citando fonti della stessa Procura - ed è dunque corretto che il Tribunale faccia le dovute valutazioni. Aspettiamo pertanto di conoscere le motivazioni di questo provvedimento, tenendo presente che il nostro quadro accusatorio, però, non è affatto cambiato".