Dopo molti giorni di indagini per l'omicidio di Desirée Mariottini, è stato trovato lo spacciatore che avrebbe fornito di droga la sedicenne e tutti coloro che sono coinvolti nella vicenda della ragazza. Si tratta di Marco Mancini, romano di 36 anni, fermato sabato pomeriggio presso la fermata Pigneto della Metro C, dove è stato sottoposto ad una perquisizione. Nel frattempo spunta il "no" di un giudice del tribunale dei minori per l'ingresso della giovane in una comunità di recupero per tossicodipendenti, motivato dalla carenza di posti nella struttura.

Marco Mancini è stato fermato per spaccio di droghe

L'uomo è stato rintracciato dalla Squadra Mobile di Roma ieri pomeriggio proprio davanti alla fermata Pigneto della Metro C. della capitale. Una volta fermato, la Polizia lo ha sottoposto a una perquisizione dall'esito sconcertante: addosso all'uomo sono stati trovati ben 12 dosi di cocaina e psicofarmaci di ogni sorta. E' stato successivamente portato in Questura dove è stato sottoposto anche ad un interrogatorio. Dal colloquio è emerso che Marco Mancini avrebbe fornito di droghe e farmaci con effetti psicotropi le persone che frequentavano le principali zone di spaccio della città di Roma. Sembra che operasse da qualche tempo anche nella zona del quartiere San Lorenzo dove Desirèe è stata violentata e uccisa.

Dunque Mancini è accusato di aver spacciato e venduto, anche se indirettamente, la droga a Desirée, provocando lo stordimento, lo stupro e la successiva morte della ragazza nella notte fra il 18 e il 19 ottobre.

Il giudice disse 'no' alla comunità di recupero per Desirée Mariottini

Nel frattempo è emerso un pronunciamento del giudice del Tribunale per i minori di Roma secondo cui il magistrato si sarebbe opposto alla richiesta dei genitori di Desirèe di accoglierla in una comunità per il recupero di persone tossicodipendenti.

I servizi sociali di Cisterna di Latina (città natale della ragazza) si erano mobilitati per fare in modo che ciò avvenisse per il bene della ragazza, anche in seguito al coinvolgimento del padre in questioni riguardanti lo spaccio di droga. Sembra però che il giudice avesse reputato il caso di Desirée non così urgente come si credeva e avrebbe quindi detto no alla richiesta di ricovero anche a causa della mancata disponibilità di posti della struttura. La colpa di questo caso di omicidio dunque si potrebbe forse attribuire a molti soggetti e non solo a chi ha partecipato attivamente alla violenza di gruppo e all'uccisione.