Mattia Del Zotto (28 anni) conosciuto come il killer del tallio, non andrà in carcere. Per chi abbia dimenticato l'orribile vicenda che scosse Nova Milanese (Monza) lo scorso anno, ricordiamo che il giovane aveva acquistato solfato di tallio da un'azienda di Padova, nascondendolo nella cantina della sua abitazione. Con tale veleno, il Del Zotto aveva ucciso alcuni famigliari: i nonni e la zia.
Altra vittima era stata la collaboratrice domestica, più altre cinque persone che se la sono cavata 'solo' con un'intossicazione. Mattia Del Zotto apparentemente era un ragazzo normale, come tanti altri.
In cuor suo covava tuttavia una grave frustrazione derivata, forse, dalla mancanza di lavoro e dalla sua conversione ad una strana religione che mescolava ritualità provenienti da vari credo, tra cui l'ebraismo. Unici famigliari ad essere scampati alla folle strage sono stati la mamma e il papà di Mattia. Un ragazzo sconvolto, la cui psiche era stata probabilmente indebolita dal peso di mille complessi. Voleva 'punire gli impuri' diceva.
Assolto Mattia Del Zotto: la decisione del Gip
Identificato come autore degli avvelenamenti dopo accurate indagini, Mattia Del Zotto è stato infine assolto dal Gip del Tribunale di Monza. Le motivazioni? Semplicemente, il 28enne è stato giudicato incapace di intendere e di volere all'epoca dei fatti.
A definirlo tale sono stati il perito della difesa e quello incaricato dal giudice. Inizialmente, una perizia tecnica lo aveva giudicato sì incapace di intendere e di volere, ma solo parzialmente.
Proprio per questo, l'accusa aveva chiesto l'ergastolo per il giovane, motivato dai gravissimi reati di omicidio e lesioni plurime.
Del resto, Mattia aveva avuto la piena facoltà mentale nel pianificare l'orrendo delitto, tramite l'acquisto del veleno e affinando dentro di sé il suo piano perverso. Per decisione del Gip, adesso Mattia Del Zotto dovrà rimanere per 10 anni all'interno di una struttura psichiatrica.
Il profilo del pluriomicida
In apparenza, Mattia Del Zotto era un giovane timido e silenzioso.
La maggior parte del suo tempo lo spendeva chiuso in stanza davanti al PC, alla ricerca di lavoro. Tramite il suo stile di vita, molto simile a quello di un hikikomori, il ragazzo era divenuto sempre più schivo ed asociale anche nei confronti dei suoi cari. Agghiaccianti le dichiarazioni verso la sua famiglia: per Mattia i legami di sangue erano relativi e non giustificavano di conseguenza un necessario sentimento di affetto verso le persone a lui vicine.