L'operazione della Guardia di Finanza, denominata "Quinta Bolgia", ha portato al sequestro di beni per 10 milioni. Nell'organizzazione dei traffici sarebbe stato implicato anche l'ex parlamentare e sottosegretario Giuseppe Galati. E' attraverso personaggi come quest'ultimo che la Ndrangheta sarebbe riuscita a penetrare nella Pubblica Amministrazione calabrese mettendo le mani anche sui servizi delle ambulanze e del trasporto sanitario, in particolare nel Comune di Lamezia Terme. Sono dunque questi i risultati dell'attività di indagine svolta dalla Procura Antimafia della Calabria guidata da Nicola Gratteri.

Oltre al fatto, non certo trascurabile, di aver ottenuto l'arresto di 24 persone, di cui 12 ai domiciliari mentre altri 12 già in carcere e il sequestro di beni per complessivi 10 milioni di euro. Gli arresti e il sequestro dei beni sono stati eseguiti dalla Guardia di Finanza di Catanzaro con il supporto dello Scico di Roma.

Implicati politici e amministratori pubblici

L'attività di indagine ha portato alla scoperta di una vera organizzazione criminale in cui erano coinvolti, innanzitutto, membri importanti del clan mafioso Iannazzo - Da Ponte - Cannizzaro. Agli arresti domiciliari sarebbero finiti invece diversi ex amministratori pubblici, come il già citato ex sottosegretario Giuseppe Galati, ma anche il Consigliere comunale di Lamezia Terme Luigi Muraca.

A questi dovrebbero essere aggiunti diversi dirigenti e funzionari dell'Asp, alcuni dei quali già coinvolti in precedenti inchieste come, ad esempio, Eliseo Ciccone coinvolto nell'inchiesta sugli appalti truccati per assegnare il servizio regionale di elisoccorso società colluse.

Lo sviluppo dell'inchiesta 'Quinta Bolgia'

Indagando sulle varie ramificazioni degli affari del clan Iannazzo - Da Ponte - Cannizzaro gli inquirenti sarebbero arrivati a scoprire i collegamenti politici che permettevano di raggiungere gli obiettivi individuati a livello economico.

E l'anello di congiunzione di questo oliato meccanismo sarebbe stato proprio il duo Galati - Muraca. Questi avrebbero permesso, nel tempo, ad imprese completamente in mano alla Ndrangheta di avere il pieno controllo del settore delle autoambulanze sostitutive del servizio pubblico. Ma non solo: la Ndrangheta e la società ad essa collegate avrebbero tenuto sotto controllo anche il settore delle onoranze funebri, quello della fornitura di materiale sanitario fino al trasporto del sangue.

E tutto questo sarebbe avvenuto ininterrottamente dal 2010 al 2017. A beneficiare di continue e, come le definisce Repubblica, illegittime proroghe sarebbe stata da Ditta Putrino che altro non era se non un'espressione del clan Iannazzo - Da Ponte - Cannizzaro. La Ditta Putrino, comunque, subisce l'interdittiva antimafia e viene sostituita, con procedura d'urgenza, dal gruppo "La Rocca" i cui mezzi di soccorso risultano presto obsoleti e non adeguati alle esigenze del servizio da offrire ai cittadini. Oltre al fatto che non presentavano le dotazioni necessarie e avevano a bordo anche personale non qualificato. Ma, come si dice, le carte erano in regola. Sarebbe bastato ungere un pò i funzionari giusti per poter instaurare un vero e proprio clima di terrore negli ospedali serviti. Addirittura sarebbero entrati nei computer dell'ospedale per accedere ai dati sensibili dei pazienti. Ma ora il gioco è finito.