Le indagini sull’omicidio di Giuseppe Marchesano, il perito meccanico morto a causa di quattro colpi di arma da fuoco e trovato cadavere sabato 10 novembre nella sua abitazione a Castel Del Bosco, sarebbero arrivate ad una svolta. I Carabinieri, infatti, avrebbero fermato un amico della vittima, tale Denny Scotto, anche lui ventisettenne come il Marchesano, e residente nel Pistoiese, precisamente nel comune di Chiesina Uzzanese. Secondo le prime indiscrezioni l’omicidio risalirebbe alla sera di venerdì 9 novembre.
L’interrogatorio e il fermo dell’amico della vittima
L’interrogatorio di Denny Scotto si sarebbe svolto nella Caserma del Comando Provinciale dei Carabinieri di Pisa e sarebbe durato oltre cinque ore. L’interrogatorio è avvenuto alla presenza, oltre che del Legale del sospettato, del Procuratore della Repubblica Alessandro Crini, del Pubblico Ministero titolare delle indagini Sisto Restuccia, il Comandante Provinciale Nicola Bellafante e il Comandante della Compagnia di San Miniato Gennaro Riccardi.
L’uomo sarebbe stato accusato formalmente di omicidio volontario. Infatti, non solo non avrebbe collaborato a ricostruire gli ultimi istanti di vita del giovane Giuseppe Marchesano, ma in base alle indiscrezioni filtrate più che di un omicidio si sarebbe trattato, secondo quanto riportano fonti giornalistiche locali, di una vera e propria esecuzione.
Inoltre Marchesano, contrariamente a quanto si pensava all’inizio, sarebbe stato freddato con due colpi alla testa e due al corpo mentre era seduto sul divano di casa sua. Nell’abitazione dello Scotto, poi, durante la perquisizione dei Carabinieri sarebbe stata rinvenuta un’arma da fuoco acquistata di recente. Anche se bisognerebbe ancora chiarire se si tratta dell’arma del delitto.
Comunque, secondo quanto riferito dal Procuratore Crini, il calibro della pistola dello Scotto potrebbe essere compatibile con quella usata per assassinare Giuseppe Marchesano. Sta di fatto che il cadavere di Marchesano è stato ritrovato in casa sabato sera dagli amici e l’abitazione era in perfetto ordine senza alcun segno evidente di effrazione.
Cosa che fa ritenere agli inquirenti che il perito meccanico conoscesse il suo assassino. Tutti questi elementi avrebbero condotto al fermo dello Scotto.
Il movente sarebbe ancora da chiarire
Ad indirizzare gli inquirenti verso il giovane Scotto, come riferisce il Procuratore Crini, sarebbero state le indicazioni fornite dalla famiglia della vittima. Per di più una telecamera di sorveglianza avrebbe ripreso lo Scotto a bordo del suo pick up a soli quattro chilometri dall’abitazione della vittima. Interrogato a tal proposito, lo Scotto avrebbe negato di trovarsi lì a quell’ora. Anzi, il sospettato avrebbe riferito agli inquirenti che il giorno del delitto, il 9 novembre, sarebbe stato lui a ricevere una visita, preannunciata telefonicamente, dal Marchesano.
Venerdì, infatti, era il compleanno dello Scotto. Ma dal controllo dei tabulati telefonici gli inquirenti non avrebbero trovato traccia della suddetta telefonata. Secondo un’altra ipotesi dietro quella che sembra una vera e propria esecuzione potrebbero esserci dei contrasti nati per motivi economici. Ma il movente resta ancora oscuro.