La storia di Asia Bibi è cominciata il 19 giugno del 2009. La donna pakistana, madre di cinque figli, lavorava in un’azienda agricola dove si accese una forte discussione causata da un fatto apparentemente innocuo: due donne musulmane si rifiutavano di bere l’acqua che in precedenza era stata bevuta da Asia, di religione cristiana e perciò considerata impura. Secondo le testimonianze riferite, Asia difese la propria religione affermando che Maometto non era un vero profeta. La notizia arrivò all’orecchio di un Imam del posto che denunciò Asia al tribunale di Nankana.

In Pakistan, dove vige la legge islamica, il reato di blasfemia è punito con la morte e nel 2010 Asia Bibi venne condannata e portata in carcere.

La mobilitazione per Asia

La vicenda di Asia Bibi uscì dal Pakistan diventando di dominio pubblico. Grande fu la risonanza mediatica, si mosse Amnesty International a difesa della donna e nel 2011 pubblicarono il libro ‘Blasfema’, una testimonianza di Asia raccolta dalla giornalista Anne Isabelle Tollet. Cominciò così una lunga battaglia legale; nel 2014, Asia perse il primo ricorso, nonostante le prove portate dalla difesa, che dimostravano la poca credibilità delle testimonianze. In Pakistan il caso è diventato motivo di discordia e discussioni violente tra l’estremismo islamico, diffusissimo nello Stato, e chi invece auspica una concezione meno integralista della legge.

Non sono mancate manifestazioni da parte dei fondamentalisti per chiedere l’applicazione della legge sulla blasfemia e la conseguente morte di Asia Bibi. Le tensioni sono costate la vita a due personalità politiche pakistane. Nel gennaio 2011 venne ucciso Salman Taseer, governatore del Punjab che aveva difeso la donna; due mesi dopo la stessa sorte toccò a Shahbas Bhatti, anche lui cristiano e ministro del governo di Islamabad, assassinato da un comando di talebani.

Lo stop all'esecuzione e l’annullamento della condanna

Nel 2015 la Corte Suprema ha bloccato l'esecuzione della condanna e ha accettato di riaprire il caso. Nel 2018 il tribunale dichiara contraddittorie e poco attendibili le testimonianze fornite dall’accusa e Asia Bibi viene assolta in appello. Dopo 9 anni, la donna può uscire dal carcere.

Il tribunale ha deciso che Asia Bibi dovrà restare in Pakistan fino a che la Corte Suprema non avrà esaminato la petizione degli estremisti per riaprire il caso. Da allora la donna vive in un luogo segreto con il marito, protetta da una scorta contro la furia degli islamisti radicali. Ora il momento del verdetto è vicino, i giudici si riuniranno domani per decidere se confermare la sentenza di assoluzione o aprire un nuovo processo. Tutto il mondo attende la risoluzione di questa vicenda, sperando che finalmente termini l’odissea giudiziaria di Asia Bibi.