"Astio, diffidenza, comportamenti strani". L'agente di polizia penitenziaria Sissy Trovato Mazza era molto preoccupata del clima nel carcere femminile della Giudecca a Venezia dove prestava servizio. Alcune settimane prima dell'episodio che ha decretato la sua morte lo scorso 12 gennaio, un colpo di pistola alla testa che l'ha ridotta in coma per due anni, Sissy aveva lanciato più di un campanello d'allarme.

Aveva scritto all'ex direttrice del carcere, Gabriella Straffi, oggi in pensione. La testata giornalistica Fanpage che ha seguito il caso dall'inizio, ha raccolto la testimonianza chiave di una ex detenuta.

Da quando l'agente morta a 28 anni aveva scoperto e denunciato droga e promiscuità in carcere, le colleghe l'avrebbero trattata con ostilità. E secondo un'ex detenuta l'avrebbero aggredita e percossa.

L'allarme lanciato da Sissy

Dopo alcuni episodi spinosi, Sissy non era ben vista da altre agenti di polizia carceraria in servizio alla Giudecca: l'avrebbero isolata rendendole la vita professionale impossibile. Di questo si lamenta nella lettera pubblicata da Fanpage, scritta a mano in stampatello. La giovane guardia si rivolge all'allora direttrice del carcere, Gabriella Straffi, per poter parlare con lei della situazione e di un atteggiamento astioso delle colleghe da lei chiaramente percepito, di cui non capisce il motivo.

Lamenta di trovarsi in difficoltà.

Dopo essere stata avvicinata da alcune detenute che le avevano riferito fatti gravi, aveva denunciato le sue colleghe. A distanza di alcuni mesi, il 1 novembre 2016, accade ciò che è tuttora un mistero: un colpo di pistola raggiunge Sissy nell'ascensore dell'ospedale civile di Venezia. Il fatto avviene in una zona dove non ci sono telecamere.

Sissy era stata mandata lì per sorvegliare una detenuta che aveva partorito.

Secondo il racconto di una detenuta, nello stesso carcere si sarebbe svolta una festicciola a base di droga e alcol tra agenti e detenute. Inoltre, ha destato scalpore la vicenda di Guido Lunardi, 59 anni, ex medico penitenziario alla Giudecca che ha patteggiato una pena di 18 mesi per molestie a una detenuta che lo aveva denunciato.

Dall'indagine era risultata una relazione anche con un'altra detenuta.

La testimonianza di un'ex detenuta

Secondo la testimonianza di un'ex detenuta raccolta da Fanpage, a settembre 2016 Sissy le avrebbe raccontato di aver subito un pestaggio da parte di colleghe. All'ex detenuta avrebbe riferito di non potere giocare a biliardo, il suo passatempo preferito, per il dolore a un braccio e i lividi sulla mano. Una rivelazione molto grave che potrebbe avviare un capitolo nuovo nelle indagini.

Per l'ex detenuta, i guai di Sissy erano cominciati dopo che aveva fatto delle perquisizioni trovando pasticche e droga e facendo una serie di denunce. Da quel momento sarebbe stata isolata dalle colleghe, e due di loro l'avrebbero aggredita e picchiata.

Nessuna delle colleghe le parlava, spesso veniva mandata fuori e tenuta lontana anche dalle detenute. A proposito dell'episodio dello sparo, l'ex detenuta ipotizza che possa essere implicato qualcuno di cui Sissy si fidava. La procura di Venezia inizialmente era convinta che il colpo di pistola sarebbe partito dalla mano di Sissy che avrebbe tentato il suicidio con l'arma di ordinanza.

Tra le numerose anomalie del caso finora irrisolto, c'è il mistero sul telefonino di Sissy. Non se ne separava mai e proprio quella mattina aveva fatto una ricarica. Eppure non è stato rinvenuto addosso a lei né in ascensore, ma nell'armadietto del carcere trovato aperto. Nei filmati dell'ospedale, Sissy sembrerebbe avere con sé un cellulare e parlare con qualcuno.

Solo ora, a distanza di due anni, il gip di Venezia dopo aver accolto in parte i dubbi della famiglia, ha disposto di fare analizzare le celle di posizionamento a cui si è agganciata l'utenza di Sissy, oltre all'autopsia sul corpo di Sissy, all'accertamento sul Dna della pistola e sul computer.