Una giovane coppia innamorata aveva scelto di trascorrere un capodanno romantico e indimenticabile, ma l'epilogo è stato tragico. Denis Romedi, 21enne di Sondrio, aveva portato la fidanzata coetanea, Elisa Bertolina, nella baita di famiglia a Tola, frazione di Valdisotto, località di villeggiatura dell'Alta Valtellina, nei pressi di Bormio, per aspettare l'arrivo del nuovo anno in un'atmosfera magica.

Purtroppo i due ragazzi sono rimasti intossicati dalle esalazioni di monossido di carbonio sprigionate probabilmente da una stufa. Il ragazzo è morto, mentre la giovane è ricoverata in gravi condizioni.

Ora una famiglia piange un figlio, e un'altra sta vivendo ore d'angoscia.

Capodanno in baita, finale tragico

Denis, studente universitario di Valdisotto (provincia di Sondrio), aveva chiesto al papà di poter usare la baita di famiglia nella piccola frazione di Tola per un Capodanno speciale da trascorrere tête-à-tête con la fidanzata, anche lei studentessa universitaria, ma residente a Valfurva.

Il permesso gli era stato accordato, e così la giovane coppia si era recata nella casa di montagna per passare insieme la notte di San Silvestro. Denis ed Elisa, dopo aver salutato l'ingresso del nuovo anno, si erano messi a letto. Il primo ad intuire che qualcosa non era andato per il verso giusto è stato il padre del giovane che ieri, non vedendo rientrare i due ragazzi, ha cercato invano di contattare telefonicamente il figlio.

La stessa preoccupazione si è diffusa tra amici e parenti che non hanno ricevuto alcuna risposta dalla coppia. A questo punto il papà, sempre più preoccupato, verso le 16:30 si è recato direttamente nell'impervia località di Plazz (in territorio comunale di Valdisotto) dove sorge la baita. Una volta giunto a destinazione ha scoperto ciò che nessun genitore vorrebbe mai vedere: nella camera da letto del rustico c'erano i corpi dei due ragazzi uno accanto all'altro, privi di sensi.

L'uomo ha lanciato subito l'allarme: dalla centrale operativa sono stati inviati sia l'ambulanza che l'elisoccorso. Sul posto si sono precipitati anche i vigili del fuoco di Bormio e i carabinieri. Purtroppo per Denis Romedi non c'è stato niente da fare: era morto già da qualche ora, probabilmente nel sonno. Forse l'arrivo del padre ha salvato la fidanzata: la giovane è stata trovata ancora viva, ed è stata portata tramite eliambulanza all'ospedale Morelli di Sondalo (Sondrio) dove è ricoverata in prognosi riservata.

I medici in queste ore stanno valutando se trasferirla presso la struttura ospedaliera di Zingonia (Bergamo) dove c'è la camera iperbarica. Per i familiari sono ore di angosciante attesa.

Monossido di carbonio, il 'killer' silenzioso

Il 21enne sarebbe stato ucciso dalle esalazioni di monossido di carbonio di una stufetta, forse difettosa, usata per scaldarsi ed evidentemente lasciata accesa durante la notte. Il magistrato di turno ha dato disposizione ai carabinieri ai quali sono state affidate le indagini di sequestrare l'edificio dove è avvenuta la disgrazia. Sarà l'autopsia - che verrà effettuata domani nella camera mortuaria dell'ospedale di Sondalo dove la salma è stata ricomposta - a dare la conferma o meno che il monossido di carbonio abbia ucciso Denis.

Il gas incolore, inodore, insapore, non irritante, prodotto da stufe, camini, caldaie e bracieri a carbonella, è un killer silenzioso e implacabile che spesso colpisce nel sonno. Chi è fortunato, magari in presenza di spifferi salvifici nell'abitazione, si sveglia per mal di testa e nausea. Altrimenti, come nel caso di Denis, non ci si sveglia più. Gli infissi a prova di spiffero in case sempre meglio isolate termicamente fanno saturare velocemente l'aria. Basta meno di un'ora di esposizione per mettere in pericolo la vita.

L'esposizione prolungata al monossido di carbonio, con conseguente intossicazione, produce perdita di coscienza, palpitazioni, insufficienza respiratoria, convulsioni, gravi effetti neurologici e, nei casi più gravi, la morte.