Quindici persone sono state arrestate questa mattina intorno alle 8:00 a Valladolid, in Spagna, nel distretto della Castiglia Leon, con l'accusa di truffa.
Secondo quanto riportato dalla stampa spagnola, in particolare dal giornale on-line 20 Minutos, pare che gli arrestati avessero messo in piedi un'organizzazione ben collaudata, facendo la cosiddetta "cresta" sulle bare. In sostanza i familiari dei cari estinti pattuivano con con la stessa agenzia di pompe funebri un certo servizio, poi però gli accordi non venivano rispettati e si fornivano materiali diversi rispetto a quanto concordato.
L'indagine, avviata nel 2017 dopo alcune segnalazioni, ha quindi permesso agli inquirenti di sgominare tale sodalizio.
Arresti avvenuti in un obitorio e in una nota agenzia funebre
I militari hanno quindi fatto irruzione all'interno di un obitorio e di una agenzia funebre del posto. Gli agenti hanno passato al setaccio sia gli uffici dell'azienda, che hanno sede ad Angustinas e Santladia (Valladolid), sia alcune abitazioni degli indagati. La stessa delegazione governativa della Castiglia Leon ha poi confermato l'avvenuta operazione nei confronti di tali soggetti.
In totale, come informano i media locali, sono stati impegnati una ventina di agenti di polizia più alcuni membri dell'Agenzia delle Entrate iberica.
L'inchiesta mira a determinare se i dipendenti delle pompe funebri abbiano effettivamente cambiato le bare acquistate dai parenti dei defunti con altre a minor prezzo. Il guadagno poi, secondo l'accusa, veniva spartito tra i membri del sodalizio. L'indagine è ancora alle fasi iniziali, e sulla stessa resta comunque massimo il riserbo degli investigatori.
Blitz davanti ai clienti
Le operazioni di questa mattina inoltre, sono avvenute di sorpresa. Nell'obitorio infatti, che era utilizzato dalla stessa agenzia funebre finita al centro dell'inchiesta, in quel momento vi erano numerose famiglie che erano intente a porgere l'estremo saluto ai propri cari.
Questa vicenda ricorda quanto avvenuto qualche settimana addietro nel nostro Paese, quando, come si ricorderà, la Procura di Bologna eseguì 30 ordinanze di custodia cautelare: anche in quel caso un sodalizio di persone, accusate poi di associazione a delinquere e riciclaggio di denaro, controllava le camere mortuarie dei due ospedali principali del capoluogo emiliano, detenendone, di fatto, il monopolio.