Una sera di maggio di quattro anni fa Marco Vannini viene raggiunto da un colpo di pistola all'interno della casa della famiglia della sua fidanzata, Martina Ciontoli. Dopo un'ora dal fatto la famiglia Ciontoli attua varie telefonate al 118, telefonate totalmente fuorvianti e confusionali, che hanno ritardato l'arrivo dei soccorsi e portato il giovane Marco alla morte dopo ore di agonia.

Il resoconto della famiglia di fronte ai giudici appare confuso e pieno di contraddizioni, ma volto a designare un unico responsabile: il padre di Martina, il sottufficiale della Marina Antonio Ciontoli, che avrebbe ucciso Marco con un colpo sparato per errore con l'arma di ordinanza.

Il primo grado di giudizio aveva assegnato ad Antonio Ciontoli 14 anni di reclusione per omicidio volontario e pene minori per gli altri componenti della famiglia. In appello la condanna è stata derubricata a omicidio colposo e ridotta a 5 anni.

La testimonianza della vicina di casa mai sentita dagli inquirenti

Una vicina di casa della famiglia Ciontoli, Maria Cristina, racconta in esclusiva alla trasmissione televisiva "Le Iene" quello che ha visto e sentito la sera dell'omicidio di Marco. La sua villetta confina con quella dei Ciontoli e questo le avrebbe permesso di udire molto bene i movimenti e le voci che ne provenivano. Maria Cristina racconta di aver riconosciuto le voci di tutti i componenti della famiglia, compreso Marco, ma di non poter affermare di aver sentito la voce di Antonio Ciontoli.

Successivamente ci sarebbe stato un litigio all'interno della villetta e poi un botto, prima del silenzio. A questo punto si sarebbero cominciati a sentire dei movimenti, come un sali e scendi dalle scale. Da qui sarebbero cominciati i lamenti e le urla di Marco, urla strazianti di dolore, che la stessa Maria Cristina non riusciva a spiegarsi.

La testimone racconta di aver sentito distintamente Marco chiamare e invocare la madre, in un modo straziante e angosciante. Affacciatasi alla finestra racconta di aver notato un particolare importante: la macchina di Antonio Ciontoli, che veniva parcheggiata da vent'anni davanti al cancello di casa, non c'era. La vedrà in un momento successivo in strada, quando l'ambulanza era giunta di fronte alla villetta.

Se davvero venisse comprovato che la macchina di Antonio Ciontoli non era presente, questo porrebbe molti dubbi sulla presenza dell'uomo al momento dei fatti e significherebbe che a sparare a Marco è stato un altro componente della famiglia. Queste rimangono solo supposizioni, poiché Maria Cristina non è mai stata ascoltata dagli inquirenti.