Un problema grave che richiede misure d'emergenza, quello dell'antisemitismo di terza e quarta generazione, anche se sarebbe più prudente parlare di deliberato e immotivato razzismo. Fino ad oggi ci è parso un problema contenuto, o quantomeno contenibile nei margini del ricordo. Infatti, sembra che le generazioni addietro non abbiano manifestato (relativamente alla situazione odierna n.d.r.) e non manifestino la stessa incuria d'oggigiorno nei confronti del macro-argomento "tolleranza". Il nuovo modo di percepire la realtà poi, cioè in senso globalizzato, è in grado di traslare e quindi instillare il germe dell'odio con un semplice click.

Gli Stati Uniti, in particolar modo, paiono essere un terreno fertile a questo proposito.

Svastiche dopo la visita a scuola di un sopravvissuto all'Olocausto

Dieci ragazzini sono stati fermati dalla polizia con l'accusa di aver divulgato materiale che promuove odio antisemita. La vicenda si è svolta in una Scuola superiore di Newport Beach, California, stato non nuovo ad atti del genere. Erano trascorsi pochi giorni dall'intervento di un sopravvissuto all'Olocausto presso il liceo dove si sono svolti i fatti, quando in tutto l'istituto sono comparse svastiche e volantini inneggianti all'odio razziale. Ad una festa tenutasi successivamente, gli studenti hanno esordito in un exploit di insulti razzisti contro ebrei e persone di colore, tutti rigorosamente filmati.

Dalle scene si distinguono nitidamente le braccia destre alzate mimando il "sieg heil", il saluto nazista per eccellenza. Quando la polizia è giunta sul posto ha rimosso tutti i volantini e, tramite i filmati circolati in rete, è risalita all'identità dei personaggi coinvolti, che sono stati interrogati al fine di capire se si tratti di un gesto isolato o di una rete capillarizzata di movimenti neonazisti.

La reazione del preside e di uno studente di famiglia ebraica

Il preside dell'istituto, Sean Boulton, intervistato poco dopo l'avvenimento ha dichiarato che: "ancora una volta ci sentiamo in dovere di condannare tutti gli atti di antisemitismo e di odio in tutte le sue forme [...] continueremo ad essere vigili e a portare avanti la formazione dei nostri studenti, improntata verso un contesto sociale che mira alla tolleranza".

Max Drakeford, studente di famiglia ebraica la cui nonna è sopravvissuta all'Olocausto ha definito l'episodio "davvero molto triste e scoraggiante [...] un passo indietro. Si tratta di un chiaro messaggio rivolto non soltanto a me in quanto ebreo, ma anche a tutte le altre etnie potenzialmente esposte. Come se ci dicessero: "andate via, non vi vogliamo".

Eva Schloss, sorellastra di Anne Frank sopravvissuta all'Olocausto, commenta l'episodio

Per gli studenti autori del gesto si è optato per una soluzione diversa dalla mera punizione, incentrandosi piuttosto su una lezione di vita, un insegnamento esemplare. La sorellastra di Anne Frank, Eva Schloss, anch'essa sopravvissuta all'Olocausto, è stata chiamata per incontrare gli studenti che avevano affisso le svastiche e i volantini antisemiti.

Dapprima si è respirata della tensione, forse per il timore che gli adolescenti esordissero in altri atteggiamenti non conformi alla situazione, al punto che Katrin Foley, sindaco della città di Costa Mesa, ha riferito di aver avvertito una sensazione di disagio.

La giornalista Sara Sidner della CNN ha commentato invece la vicenda come "tentativo di intimidire un'intera comunità perché non venga allo scoperto". A portare Eva Schloss nella scuola è stato il rabbino Reuven Mintz che, peraltro aveva già lavorato nelle scuole per istruire bambini e adolescenti sull'Olocausto. La sopravvissuta ha dunque raccontato la sua esperienza, definendo nei dettagli, quanto più accurati possibile, il processo di selezione che precedeva l'uccisione per mezzo del gas; ha raccontato dunque di come avvenivano le gassazioni ad Auschwitz.

Ha spiegato poi di come il nazismo avesse preso di mira persone disabili e madri con i bambini (che nell'ordine naturale delle cose, ad Auschwitz perivano prima n.d.r.), nonché persone anziane.

Il pentimento degli autori delle svastiche e dei volantini antisemiti

Un atto goliardico. Così è stato descritto il gesto dagli autori dei simboli incriminati, data la loro giovane età. Molti degli adolescenti presenti alla conferenza tenuta da Eva Schloss, tuttavia, non hanno saputo trattenere le lacrime dopo quei racconti terribili che parlavano di persone uccise per il solo delitto d'esser nate. Hanno quindi deciso di inviare lettere alla comunità ebraica, ai parenti, agli amici, al comune e anche al preside per scusarsi dell'accaduto affermando che non avevano assolutamente pensato di trasmettere un messaggio così terribile; le cose, d'altronde, sono un po' diverse da come appaiono nei libri.

Uno di loro scrive: "ho avuto la possibilità di ascoltare questa Storia che, per quanto terribile, mi ha dato l'opportunità di intensificare il mio rapporto con la vita [...] non possiamo dimostrare ad Eva Schloss il nostro pentimento, non possiamo cancellare ciò che abbiamo fatto, ma dobbiamo trarne un insegnamento e tramandarlo".

Poi gli studenti sono stati portati al Museo della Tolleranza di Los Angeles dove, oltre ad un nuovo racconto di Eva Schloss, hanno ascoltato un altro sopravvissuto. La Schloss ha terminato dicendo che quando aveva la loro età si trovava in un campo di sterminio nazista. Il Rabbino Mintz ha affermato che gli incontri hanno avuto un impatto positivo sulla comunità e sugli stessi ragazzi, che adesso si stanno schierando contro l'odio: "ho visto cose incredibili da questi ragazzi, hanno davvero capito il loro errore".