"Come rappresentante dello Stato mi sento di chiedere scusa alla famiglia di Stefano Leo". Comincia così il messaggio di scuse che il presidente della Corte d'Appello di Torino, Edmondo Barelli Innocenti, rivolge alla famiglia del ragazzo di origini salentine ucciso senza un motivo a febbraio scorso sul Lungo Po ai Murazzi. Il giudice si dice molto rammaricato per quello che è successo, e informa che è stato fatto tutto il possibile perché Said Mechaquat, 27enne di origini marocchine con cittadinanza italiana, reo confesso del delitto del giovane 34enne, finisse in carcere.

Il killer aveva già una denuncia per maltrattamenti e, forse, quel giorno doveva essere già in carcere a scontare la pena prevista per tale reato. Ma qualcosa nella macchina della giustizia non avrebbe funzionato a dovere. Secondo quanto riporta l'agenzia di stampa Ansa, ci sarebbe stato un ritardo proprio nella trasmissione degli atti dalla Corte alla Procura presso il Tribunale. Il soggetto era stato già condannato a un anno e sei mesi in via definitiva.

In arrivo gli ispettori del Ministero

Sulla vicenda ovviamente non sono mancate le reazioni politiche, e adesso proprio l'Esecutivo vuole vederci chiaro, oltre agli inquirenti che stanno proseguendo con le loro indagini. I tecnici inviati dal ministro Alfonso Bonafede dovranno capire dove, e perché, si è inceppata la macchina amministrativa della giustizia.

Il caso di Stefano Leo ha davvero sconvolto tutta l'Italia, e la stessa famiglia è straziata dal dolore, soprattutto dopo le ultime vicissitudini. Negli scorsi giorni, come si ricorderà, l'omicida si è presentato dagli inquirenti, autoaccusandosi del delitto. Said Mechaquat ha detto che voleva uccidere un ragazzo come lui, e proprio Stefano li sembrava felice, "per questo l'ho ammazzato" - ha dichiarato Mechaquat.

Anche gli inquirenti, insieme ai magistrati, sono rimasti sconvolti dalle sconcertanti dichiarazioni del soggetto. Già per questa morte senza senso la famiglia era rimasta senza parole, ma adesso che ha appreso che quell'uomo che ha brutalmente assassinato il loro figlio doveva essere già dietro le sbarre, la rabbia aumenta a dismisura.

Il padre della vittima: 'Non deve più succedere'

Maurizio Leo, il papà di Stefano, in un programma radiofonico su Radio 24 ha dichiarato che una cosa del genere non deve più succedere. Secondo l'uomo è inammissibile che al giorno d'oggi possa succedere una cosa del genere. Lo stesso è dell'avviso che su tutto il territorio nazionale ci sono dei soggetti pericolosi, che in qualunque momento e senza motivo "possono uccidere i nostri figli". "Io sono disperato, voglio andarmene dall'Italia, qui c'è qualcosa che non funziona" - ha riferito in preda alla disperazione il padre della vittima.