Una curiosa disavventura è capitata venerdì scorso all’ex magistrato Antonio Ingroia. Secondo quanto rivelato dall’edizione online di Repubblica, il pm di tanti importanti processi contro la mafia è stato fermato dalle autorità, mentre era in procinto di imbarcarsi su un volo diretto in Italia, in partenza dall’aeroporto parigino di Roissy. Le hostess dell’aereo di linea su cui stava salendo sono state costrette a richiedere l’intervento degli agenti aeroportuali per farlo allontanare dal mezzo. Infatti Ingroia si trovava in un evidente stato di ebbrezza.

Nonostante avesse già fatto il check-in e superato tutti i controlli, il personale di bordo ha applicato nei suoi confronti la procedura di sicurezza prevista abitualmente dalle compagnie per casi come questo: così il noto personaggio si è trovato costretto ad abbandonare il velivolo e tornare indietro.

L’inconveniente è stato risolto dopo alcune ore

Ingroia non avrebbe fatto problemi e si sarebbe recato in un’altra zona dell’aeroporto di Roissy, in cui ha potuto comunicare con il consolato italiano di Parigi, che lo ha supportato nel corso di questa situazione imprevista. Qualche ora dopo, smaltiti gli effetti dell’alcol in misura tale da farlo ritenere idoneo per viaggiare, l'ex pm è potuto ripartire con un altro volo di linea.

Il Corriere della Sera ha interpellato alcuni collaboratori dell’ex magistrato, che hanno riferito di non sapere nulla della vicenda, smentendo le ricostruzioni giornalistiche, ma aggiungendo anche che si tratterebbe comunque di “una questione privata che non ha nulla a che fare con l’attività svolta dal dottor Ingroia”.

Una carriera sotto i riflettori

Non è la prima volta che l’ex pm, nato a Palermo nel 1959, fa parlare di sé, dopo le tante inchieste giudiziarie condotte e la decisione di scendere in campo in Politica. Dopo aver iniziato la propria carriera con Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, ha seguito da magistrato processi celebri come quelli sul delitto di Mauro Rostagno o contro Marcello Dell’Utri.

Inoltre, insieme a Nino Di Matteo, è stato impegnato nel dibattimento sulla trattativa Stato-mafia. In seguito si è dedicato all’attività politica, appendendo al chiodo la toga e imbarcandosi in una serie di avventure, come il movimento “Rivoluzione Civile” o la “Lista del Popolo per la Costituzione”. Va ricordata anche la sua esperienza, durante la giunta Crocetta, alla guida “Sicilia e-Servizi”, per la quale è finito sotto indagine con l’accusa di peculato, perché si sarebbe attribuito compensi maggiori del dovuto. Da qualche anno ha iniziato un’attività da avvocato, che spesso l’ha portato all’estero, anche se non è stato chiarito se fosse in Francia per lavoro o per questioni private. Nel 2018 l’allora ministro dell’Interno Marco Minniti aveva deciso di non rinnovargli la scorta, scelta confermata anche dal successore Matteo Salvini, nonostante i numerosi appelli contro questo provvedimento ed un ricorso al Tar da parte dello stesso Ingroia.