In un giorno normale e a un passo dalla sua abitazione, è precipitata nel peggiore degli incubi con il rischio di non sopravvivere: a Padova una 50enne si è appena lasciata alle spalle una bruttissima disavventura che racconta ancora molto turbata. "Pensavo sarei morta", ha confessato sconvolta ai suoi soccorritori.
Venerdì mattina, la donna era uscita di casa alla svelta per portare in cantina alcune bottiglie di vino, che poi si sono rivelate essere provvidenziali. Ha preso l'ascensore, mezzo che d'ora in poi, probabilmente, non userà più perché si è bloccato tra due piani.
Per 27 ore, è rimasta nella cabina a temperature elevatissime, finché qualcuno non è arrivata a salvarla.
Bloccata in ascensore, beve vino per non disidratarsi
"Il tempo non passava mai, faceva tanto caldo, avevo una sete tremenda, credevo di non sopravvivere": dopo la 'liberazione' il ricordo di ciò che ha vissuto e di quel che ha rischiato, scuote ancora la 50enne padovana benché salva. Tutto inizia venerdì mattina alle 9:30, in una giornata insostenibile per l'ondata di caldo africano da bollino rosso in molte località italiane, con temperature che nella città euganea si aggiravano sui 40 gradi. La signora che abita in una casa singola in via San Prosdocimo, in pieno centro, dopo aver staccato l'allarme interno alla palazzina, è uscita dalla sua abitazione con l'idea di rientrarvi entro qualche minuto: giusto il tempo di andare a buttare delle cose e portare una cassetta di vino al fresco, in cantina.
Non ha quindi preso il cellulare perché non ce ne era bisogno. Il caso infausto ha voluto che l'ascensore, evidentemente a causa di un guasto, si sia bloccato tra il primo e il secondo piano: da quel momento è cominciato per la donna un lunghissmo calvario di 27 ore. Nell'ascensore non c'è un pulsante per le emergenze ed urlare è stato inutile perché l'unica altra persona che avrebbe potuto sentirla, la signora delle pulizie, aveva terminato il suo lavoro ed era appena uscita.
Colta da panico, paura e disperazione, la 50enne ha tentato di forzare le porte dell'ascensore senza riuscirci, eccetto creare una lieve apertura che ha permesso di far circolare un po' d'aria nella scatola infernale di un metro e mezzo per due in cui le temperatue erano proibitive. Aveva tanta sete e il terrore di disidratatrasi: allora, non avendo un cavatappi, ha rotto il collo di una bottiglia per assumere liquidi bevendo di tanto in tanto vino a cui ora attribuisce il merito di essere sopravvissuta.
Il salvataggio
Dal momento dell'incidente alla liberazione dalla prigione ardente, è trascorso oltre un giorno, un tempo che alla signora, provata dal caldo e dall'ansia che nessuno si accorgesse di lei, è sembrato eterno. Ha perciò trascorso ore in un'attesa angosciata, intervallata da momenti in cui si è anche addormentata. La salvezza è arrivata quando sua sorella, preoccupata dal fatto che non rispondesse al cellulare, ha chiamato la nipote che si trovava in vacanza.
La ragazza è tornata a casa per capire cosa potesse essere accaduto a sua madre. Quando ha sentito delle urla provenienti dall'ascensore e ha riconosciuto la voce, tutto è stato chiaro. Ha chiamato i vigili del fuoco che finalmente l'hanno liberata, ieri, sabato 29 giugno.
Sconvolta e provata, la donna, per il resto in buone condizioni di salute, non ha voluto essere portata al Pronto Soccorso e ha preferito tornare in casa. Proprio a Padova l'anno scorso, sempre in un elegante palazzo del centro storico, una coppia insieme al cagnolino rimase chiusa in ascensore per circa 15 ore.