Un mistero lungo 18 anni, che ha riempito le pagine dei giornali e i servizi dei programmi di Cronaca Nera, che però ha conosciuto negli ultimi giorni una svolta imprevista, culminata con la richiesta di rinvio a giudizio per 5 imputati, resa nota oggi dalla procura di Cassino. Per l’omicidio della giovane ciociara sono state rinviate a giudizio persone legate alla caserma di Arce.
Le convinzioni dell’accusa sulla morte della giovane Serena: sarebbe stata aggredita in caserma
Serena Mollicone, 18 anni fa, entró nella caserma di Arce per denunciare qualcosa, probabilmente un giro di droga tra giovani, e non ne uscì viva.
Questa la convinzione del pm che chiede il rinvio a giudizio per 5 persone. Più precisamente, secondo l’accusa, una volta presentatasi in caserma la giovane Mollicone sarebbe stata aggredita e uccisa, facendola urtare molto violentemente contro una porta della caserma stessa. Infine sarebbero stati gli stessi militari a nascondere e trasportare il corpo nel bosco nel quale è stato infine rinvenuto. Un trama da film horror, che però vede concorde anche il padre della povera Serena, Tommaso Mollicone, che si è sempre battuto affinché venissero appurate le circostanze della morte violenta della giovane figlia e che si è sempre detto convinto che gli ambienti della caserma di Arce non fossero estranei ai tragici fatti.
Intanto la procura ha fatto sapere di ritenere di aver provato, anche grazie ad esami e dati scientifici, che la morte della Mollicone si sia svolta nella caserma.
Tra i rinviati a giudizio persone legate alla caserma di Arce
Serena Mollicone aveva solo 18 anni quando, in un giorno del 2001 è uscita di casa per non farne più ritorno.
Sarà trovata cadavere abbandonata in un boschetto nei dintorni di Arce, il paese nel quale abitava insieme al padre Tommaso, che tanto l’amava.
Serena era una brava ragazza, dalla vita limpida e normale. Anche per questo all’inizio delle indagini nessuno riusciva a spiegarsi cosa potesse esserle accaduto per condurla alla morte.
Due anni dopo l’omicidio venne arrestato un carrozziere di Arce, che restó in carcere per più di un anno prima di essere scagionato da ogni accusa. Infine i riflettori delle indagini iniziarono a puntare sulla caserma di Arce, visto che si scoprì che la giovane si era recata proprio lì il giorno della sua scomparsa. Secondo i pm la ragazza deve avere avuto un diverbio all’interno della caserma stessa, e poi, già bendata e legata, ma ancora viva, abbandonata nel bosco. Così le autorità hanno deciso di disporre il rinvio a giudizio per il maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, per sua moglie Anna e per il loro figlio Marco (che dovranno rispondere di omicidio volontario e occultamento di cadavere). Inserito nei provvedimenti anche il maresciallo Vincenzo Quatrale, ma per istigazione al suicidio, e Francesco Suprano per favoreggiamento.