Sono state settimane molto dure per la città di Roma e per il suo quartiere Centocelle. Negli ultimi mesi, infatti, nella stessa zona sono stati dati alle fiamme tre locali, di cui uno, la nota libreria “la pecora elettrica”, per ben due volte. Le indagini stanno vagliando le piste più disparate, tra la preoccupazione dei cittadini romani. Oggi si apprende che le autorità starebbero ricercando un cittadino di origine tunisina.

Le autorità ricercano un tunisino senza fissa dimora

I ripetuti roghi a Roma hanno impensierito autorità e istituzioni, oltre che i residenti e i piccoli imprenditori gestori dei locali coinvolti.

Le forze dell’ordine stanno studiando tutte le piste e fino ad ora non hanno escluso che possano esserci nuovi interessi pronti a sbarcare nel quartiere, ora in forte espansione economica, con l'apertura di diverse attività, specialmente pub e localini di street-food. Attualmente però starebbero ricercando un uomo di origine tunisina senza fissa dimora, di 45 anni, che risulterebbe finora irreperibile.

L’uomo era già stato notato dopo uno degli incendi, con indosso una bottiglia d’alcool e con le sopracciglia ustionate. Era stato interrogato e aveva negato ogni addebito, quindi era stato denunciato a piede libero. Questa pista potrebbe quindi portare alle bande di nordafricani che vorrebbero il monopolio dello spaccio in quella zona di Roma, anche se gli inquirenti stanno seguendo più piste alternative nella speranza di sbrogliare la matassa di questo caso complicato.

La disperazione dei commercianti colpiti

Marco Nacchia, gestore del Baraka da appena il 18 settembre, ieri pomeriggio si è fatto forza ed è tornato nel locale. Qui ha mostrato tutta la sua disperazione notando che, nel rogo della sua neonata attività, si è salvato solo il bagno. Per lui un suo amico ha aperto una raccolta fondi sui social, per convincerlo ad andare avanti e a riaprire.

Sia lui che il gestore del pub e libreria Pecora elettrica hanno infatti riferito di essere fiaccati da quanto accaduto e di star quindi pensando di non riaprire mai più.

La raccolta fondi è giunta a 1.700 euro, e sarà incassabile una volta toccata quota 40.000. Gli abitanti del quartiere sperano così di far cambiare idea agli imprenditori.

Anche gli studenti hanno espresso la loro solidarietà, attaccando un manifesto sulla serranda dell’ultimo locale andato a fuoco. Sulla stessa serranda sarebbero state, inoltre, ritrovate delle impronte digitali che la polizia ha prontamente refertato, nella speranza che possano essere utili al prosieguo delle indagini. Intanto i residenti chiedono legalità e sicurezza.