Colpita e affondata più che dalla malattia, dalla quale oggi può dirsi guarita, da un apparato burocratico che "non funziona e si accanisce su cose futile", dalla disumanità di uno Stato aggressivo. Parole dure e amarissime pronunciate da Sara Recordati, giornalista e scrittrice di 47 anni, a cui è toccato vivere un'esperienza assurda: giustificare al Fisco l'acquisto di una parrucca dopo la chemioterapia.
La donna, infatti, si è ammalata di tumore al seno. Terminate le cure, ha comprato un toupet. Giorni fa, si è vista arrivare un accertamento da parte dell'Agenzia delle entrate che le chiede di motivare la spesa.
La giornalista ha denunciato la vicenda di cui è stata, suo malgrado, protagonista in un'intervista al Corriere della Sera.
Parrucca dopo chemioterapia, lettera dell'Agenzia delle Entrate
Nel 2016, Sara Recordati scopre di avere un cancro al seno. Vive il suo dramma e inizia l'iter che la accomuna a tante donne. Il tumore si rivela essere molto aggressivo. La giornalista non perde tempo: decide di utilizzare tutti i suoi risparmi per farsi operare privatamente all'ospedale Sacco di Milano, anziché dover aspettare mesi. Affronta il percorso che i malati oncologici ben conoscono, la chemioterapia, invasiva ma risolutiva. La malattia, infatti, almeno fino a qualche giorno fa, è un'esperienza che Sara si era lasciata alle spalle.
Ora, al trauma dell cancro, se ne è aggiunto un altro: il Fisco la controlla e ha fatto partire accertamenti.
A casa le è arrivata una lettera dell'Agenzia delle Entrate in cui le si chiede di dimostrare di aver versato 12 mila e 500 euro all'ospedale presso il quale ha subito l'intervento chirurgico e, a seguire, giustificare l'acquisto di una parrucca di 300 euro, esibendo il certificato Cee della stessa.
Deve anche dimostrare che ci sia stata una richiesta medica ad indicare che avesse bisogno della capigliatura posticcia Allibita, Sara racconta ciò che si intuisce facilmente: la parrucca le è servita come supporto, estetico e psicologico, in una condizione di estrema fragilità e non certo per andare a una festa di carnevale.
"Lo Stato si è insospettito delle alte spese mediche, ma ci sono state perché mi sono ammalata".
'Aggressione da parte dello Stato'
Nell'intervista, la giornalista ha riferito che nella dichiarazione dei redditi aveva anche allegato la richiesta da parte della sua oncologa del toupet per 'alopecia'. Era stata fotocopiata male, ma c'era. Di fatto, ciò che l'ha sconvolta e l'ha fatta cadere in una condizione dolorosa, è stato l'aver dovuto subire "un'aggressione da parte dello Stato", l'essere sospettata da parte di una burocrazia che le è parsa violenta e disumana, il dover essere oggetto di un accanimento immotivato.
E' curiosa di sapere chi sia la persona fisica che concretamente le ha scritto, vorrebbe conoscere in base a quale criterio di priorità le abbia inviato l'accertamento.
Spera di non dover scoprire che sia stata una donna. Si sente presa in giro da un apparato che non funziona e non considerare le persone, specie quando i problemi di Salute sono evidenti.
Tra i messaggi di solidarietà, quello di Vladimir Luxuria
Dopo che Il Corriere della Sera ha pubblicato l'intervista, sulla pagina Facebook della giornalista, sono giunti tanti messaggi di solidarietà e c'è chi le ha dedicato persino una poesia ispirata all'assurda vicenda. Qualcuno si è congratulato con lei per aver fatto emergere una storia assurda, "nella speranza che serva a non far accadere più certe assurdità, ma trattandosi del fisco italiano non c’è da sperare granché". Un altro ha scritto: "La sua esperienza è sintomo di un Paese che non funziona e che non fa nulla per voler funzionare.
Fa rabbia pensare a lei che debba giustificare le sue spese".
Una utente, anche lei colpita da tumore al seno, le ha scritto: "La parrucca per chi fa la chemioterapia dovrebbe far parte dei Lea, livelli essenziali di assistenza, come già lo è la ricostruzione mammaria. È assurdo dover chiedere un certificato medico per poterla detrarre, parzialmente, dalle Tasse. Perché non lanciamo una campagna?".
Ha lasciato un suo commento anche un noto personaggio pubblico, Vladimir Luxuria: "Cara Sara, Lei potrà anche trovare le parole per giustificare l'acquisto della parrucca, ma quali parole potrebbe trovare l'Agenzia delle Entrate per giustificare la totale assenza di sensibilità e comprensione? Nessuna donna mai, in nessun contesto, deve sentirsi inquisita per il semplice fatto di non voler rinunciare a continuare a essere donna.
Tutto il mio affetto, Vladimir Luxuria". C'è chi riflette sul fatto che ci sono persone che hanno vissuto un'analoga esperienza, senza avere la possibilità di denunciarla pubblicamente. Infine una persona, considerando il comportamento del Fisco "un abuso bello e buono", propone di rivolgersi a qualche associazione che tutela i diritti dei malati.