A pochi passi dal 16° anniversario dalla morte del Pirata avvenuta il giorno di San Valentino del 2004, il caso di Madonna di Campiglio ritorna alla ribalta. L'inchiesta condotta sulla morte di Marco è stata seguita da diverse testate giornalistiche e televisive, che hanno dato visibilità alle parole di Fabio Miradossa, l'ex spacciatore del Pirata, il quale ribadisce che l'ex campione italiano di ciclismo "è stato ucciso". Miradossa non si è mai mostrato schivo e minuto nella spiegazione dei fatti che secondo lui lasciano una scia di dubbi sulla veridicità della scena del crimine riferita alla morte di Pantani.
Rammentiamo che la procura di Rimini ha archiviato il caso sulla morte del Pirata, classificandola come "overdose". Nello stesso tempo, il procuratore ha proceduto al patteggiamento della condanna prevista per i due spacciatori Miradossa e Ciro Veneruso (quest'ultimo sarebbe stato l'ultimo a vedere in vita il grande campione).
A distanza di anni, l'ex pusher non intende dimenticare la morte del Pirata, dichiarando ancora che nessuno voleva conoscere "la verità" sulla morte dell'ex campione italiano di ciclismo. Fabio Miradossa, ex spacciatore, ha in più occasioni mostrato dei dubbi sulla veridicità dell'intero caso Pantani.
Pantani: "E' stato ucciso"
L'ex spacciatore ha sempre affermato che il Pirata prima di morire non aveva fatto uso di stupefacenti, in gergo "non si era dopato" dichiarando in più occasioni che secondo lui, Pantani non ha tentato il suicidio, ma è stato ucciso forse per insabbiare l'unica verità plausibile legata alla storia della morte di un grande campione.
Come si legge dall'Agenzia Nazionale Stampa Associata (Ansa), Mirandola dinanzi alla Commissione parlamentare antimafia, non ha sminuito i fatti di Madonna di Campiglio. Anzi, ha risposto all'interrogazione del senatore Giovanni Endrizzi, dichiarando che ha dovuto patteggiare con la Procura, poiché la verità da lui riferita sulla morte del Pirata, non veniva considerata plausibile.
La storia sulla morte di Marco Pantani raccontata da Fabio Miradossa
Così, l'ex pusher ha rispiegato la sua tesi sull'impossibile morte per overdose del Pirata, dinanzi alla Commissione antimafia dichiarando che solitamente Marco faceva uso di stupefacenti, ma in grosse quantità. Stranamente la quantità di droga che avrebbe portato alla morte del campione era una dose piccola, per giunta ricevuta 5 giorni prima del decesso del Pirata.
Nello stesso tempo, afferma ancora che qualsiasi drogato assume la dose comprata nell'immediato. Di conseguenza, se ipoteticamente Marco avesse avuto la dose di cocaina alle ore 6:00 del giorno 11 febbraio del 2004, per le ore 22:00 non ne sarebbe rimasta.
Inoltre, sempre secondo l'ex spacciatore Marco avrebbe ricevuto tra i 20 e i 30 grammi, una dose non letale. Solo quando si è reso conto che il Pm era incredulo verso la storia da lui raccontata, ha chiesto al suo avvocato di patteggiare la condanna. Prima di concludere l'interrogatorio ha anche accennato ai 20mila euro che Mirandola avrebbe prestato al Pirata senza riaverli indietro.
Non è la prima volta che Miradossa lancia dei dubbi sull'incredula scena del crimine, in passato nella trasmissione televisiva "Le Iene", aveva spiegato i dettagli che secondo lui avevano portato a dichiarare poco vera l'intera sequenza dei fatti così come mostrati o ritrovati.
Altro punto interrogativo, sempre secondo Miradossa, è dato dal fatto che "Marco non sniffava", bensì utilizzava la droga fumandola, ecco perché sempre secondo l'uomo chi ha simulato la stanza per un cocainomane non conosceva Pantani.