Il comitato di emergenza dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), al termine di una riunione durata oltre 5 ore, ha proclamato lo stato di "Emergenza Internazionale di Salute Pubblica" (PHEIC) a causa della diffusione del coronavirus.
Il direttore generale ha specificato che "il motivo della dichiarazione non è quanto sta succedendo in Cina, ma quello che sta succedendo negli altri Paesi". Il comitato, tuttavia, non vuole creare inutili e ingiustificati allarmismi, pertanto "non raccomanda di limitare i viaggi, il commercio e gli spostamenti" e invita alla trasparenza e alla corretta informazione tra i Paesi.
La conferenza di ieri sera corregge la precedente valutazione dell'Oms, che lo scorso 24 gennaio aveva ritenuto il rischio moderato, nonostante il riconoscimento della gravità della situazione da parte degli esperti e lo stretto monitoraggio da parte delle autorità sanitarie.
Cos'è la dichiarazione di Emergenza Internazionale di Salute Pubblica
Si tratta essenzialmente di un "allarme globale", causato da un "evento straordinario, inatteso e inusuale" che "abbia implicazioni per la salute pubblica internazionale e richieda un'azione immediata". In altre parole, il comitato di esperti dell'Oms afferma la necessità di un coordinamento a livello internazionale, in modo da far fronte comune contro il coronavirus ed arginarne la diffusione globale.
Ricordiamo che la dichiarazione di emergenza internazionale è stata già proclamata altre cinque volte dall'Oms, in occasione dell'influenza suina (2009), della polio e dell'Ebola (2014), dell'epidemia del virus Zika (2016) e dell'epidemia di Ebola in Congo (2019).
Il punto sulla situazione internazionale
Allo stato attuale delle informazioni sono stati accertati circa 8 mila casi di contagio da coronavirus 2019-nCoV in tutto il mondo; la maggior parte di questi si troverebbe in Cina, con un bilancio di 210 morti e 8124 contagiati.
La commissaria europea alla Salute, Stella Kyriakides, ha dichiarato recentemente, durante la riunione del Parlamento a Bruxelles, che i casi di contagio verificati in Europa sono 10, di cui 5 in Francia, 4 in Germania e 1 in Finlandia, a cui si aggiungono i due casi appena confermati in Italia; 8 sarebbero invece quelli accertati tra Stati Uniti e Canada.
Il coronavirus è arrivato anche in Italia
Nelle ultime ore il premier italiano Giuseppe Conte ha confermato i primi due casi di contagio da coronavirus anche in Italia : si tratta di una coppia di turisti cinesi che ha manifestato i primi sintomi mentre si trovava a Roma.
I due turisti, atterrati a Milano Malpensa lo scorso 24 gennaio, erano giunti nella Capitale dopo una serie di tappe intermedie e alloggiavano all'Hotel Palatino di Roma; sono stati entrambi ricoverati ieri sera all'ospedale Lazzaro Spallanzani, definito da Conte "una Bibbia in questo settore", mentre la loro stanza è stata isolata e gli altri ospiti dell'albergo, comprensibilmente preoccupati, saranno sottoposti ad accertamenti: al momento, tuttavia, nessuno di loro manifesta sintomi di contagio.
il premier Conte invita a non farsi prendere da panico immotivato, sottolineando che la situazione è "pienamente sotto controllo", che sono in corso "attente verifiche per ricostruire il percorso dei due turisti cinesi" con l'obiettivo di "isolare i loro passaggi ed evitare ulteriori rischi". Intanto, il ministro della salute Roberto Speranza ha disposto il momentaneo blocco del traffico aereo da e per la Cina, a scopo precauzionale.
Nessun allarmismo sociale
Una delle maggiori preoccupazioni del premier Conte è che l'arrivo del coronavirus nel nostro Paese possa fomentare episodi di razzismo e xenofobia nei confronti di innocenti cittadini cinesi; sui social, infatti, si stanno diffondendo catene di Sant'Antonio che invitano a non recarsi presso negozi gestiti da cittadini di origine cinese e spacciano tale monito come consiglio medico sanitario; numerosi messaggi additano, infine, i cittadini cinesi come responsabili dell'epidemia a causa delle loro abitudini alimentari e della scarsa igiene: si tratta, ovviamente, di calunnie alimentate dall'ignoranza e dalla superstizione, dalla paura verso lo straniero e da altri sentimenti tanto arcaici quanto ignobili.
Questa inutile e dannosa "caccia all'untore" è stata stigmatizzata anche dall'eminente virologo Roberto Burioni, che invita a "ignorare i messaggi che alimentano le fobie".
Le precauzioni ufficiali per evitare il contagio
Le uniche raccomandazioni ufficiali del Ministero della Salute per ridurre ed evitare il contagio comprendono:
- lavare spesso le mani con acqua e sapone o, in sostituzione, con soluzioni alcoliche per almeno 20 secondi;
- starnutire o tossire nell'incavo del gomito o in fazzolettini usa e getta, da smaltire immediatamente dopo l'uso in contenitori chiusi, con successivo lavaggio delle mani;
- evitare il contatto ravvicinato con chiunque mostri segni di malattie respiratorie;
- evitare la carne cruda o poco cotta, frutta e verdura fresche non lavate e bevande non imbottigliate.
Il coronavirus, infatti, si trasmette attraverso il contatto con la saliva di una persona infetta (quindi anche tosse e starnuti), portando alle mucose mani non lavate che hanno stretto la mano a una persona infetta o che sono entrate in contatto con oggetti o superfici contaminate; più raramente il virus si trasmette per contaminazione fecale.
I sintomi includono tosse secca, febbre, difficoltà respiratorie: se questi dovessero presentarsi nelle due settimane successive al ritorno dalle aree a rischio, è opportuno contattare immediatamente il numero telefonico gratuito del Ministero della Salute ed evitare il contatto con altre persone, indossando una mascherina chirurgica.