"Sono sicuro che Dio vuole che tutti preghino da casa": in un post pubblicato oggi sul suo profilo Twitter, il virologo più famoso d'Italia, Roberto Burioni, ha in un qualche modo attaccato la Chiesa e il vescovo di Roma, Papa Francesco, per la decisione di mantenere aperte nella Capitale le parrocchie.
O meglio, il decreto che blindava l'accesso ai luoghi di culto è stato corretto: chiuse quelle monumentali, nell'Urbe rimangono aperte le chiese parrocchiali. Una scelta preoccupante per l'esperto Burioni nel momento in cui tutti gli sforzi a livello nazionale sono protesi a fermare il contagio da Coronavirus,e incessanti sono gli appelli, diffusi da tv e social, affinché ciascuno faccia la sua parte responsabilmente, rimanendo nella propria abitazione.
Burioni contro il Papa: salvezza dell'anima vs salvezza dal contagio
Il dietrofront della Chiesa ha scatenato la reazione di Burioni, medico, professore di Microbiologia e Virologia all'Università San Raffaele di Milano e direttore scientifico di Medical Facts. Sono bastate ieri le parole del Papa, "le misure drastiche non sempre sono buone", e alla svelta il Vicariato di Roma ha rivisto il decreto che fino al 3 aprile prevedeva la chiusura delle chiese. Dunque, ora, nella diocesi di Roma, restano aperte chiese parrocchiali e quelle sedi di missioni. La motivazione data dal cardinale vicario Angelo De Donatis, è che oltre al bene comune della società civile, ci sono "quel bene unico e prezioso che è la fede, soprattutto dei più piccoli" e la cura delle anime.
Le strade di scienze e fede, legge dello Stato e quella ecclesiastica, come spesso accaduto nella storia, ora più che mai, confliggono. Scienziati quali Burioni, non fanno che raccomandarci di restare nelle nostre abitazioni, e il decreto del presidente del consiglio, Giuseppe Conte, in vigore dall'11 marzo, che resterà nella memoria collettiva degli italiani, non a caso si intitola 'io resto a casa'.
Nello specifico, poi, per Burioni in questa fase cruciale di lotta al coronavirus, la salvezza dell'anima può attendere: la precedenza va alle misure per salvare l'Italia e Roma dal contagio. Una Capitale apparsa alla delegazione di nove medici specializzati cinesi venuta in nostro aiuto, ancora troppo affollata. Per questo, Burioni ha definito l'iniziativa ecclesiastica, "una pessima idea".
Una pessima idea. Sono sicuro che Dio vuole che tutti preghino da casa. pic.twitter.com/OxBbJCg0XT
— Roberto Burioni (@RobertoBurioni) March 14, 2020
Burioni, le sue dichiarazioni dividono
Il 'cinguettio di Burioni', ha diviso gli utenti. Alcuni, pur definendosi cattolici praticanti, gli danno ragione e definiscono 'pazzia' il dietrofont del Vicariato. Commentano che non occorre andare in chiesa per pregare: chi crede e ha fede, trova di Dio ovunque, anche in un angolino della propria abitazione. C'è chi, dotato di memoria letteraria, ha scritto che la peste del 1600 raccontata da Alessandro Manzoni ne I Promessi Sposi, fu favorita da processioni e chiese piene di gente che pregava per chiedere la fine della piaga.
Un utente, invece, ha replicato a Burioni: "Sono aperte solo per la preghiera individuale, non per le celebrazioni. E al giorno d’oggi è più difficile trovare qualcuno che prega in una chiesa di qualcuno che fa jogging in un parco". Nel frattempo, con un'ordinanza, la sindaca di Roma, Virgina Raggi, ha chiuso i parchi cittadini. Burioni ha comunque risposto: "Visto che abbiamo chiuso tutto quello che non è indispensabile, penso che la parrocchia possa non aprire". Tra i commenti, c'è chi scrive che la Chiesa non possa violare la legge dello Stato italiano. Invece, un ultracattolico come il giornalista e politico Mario Adinolfi, leader del Popolo della Famiglia, in un tweet ha scritto: "Hanno riaperto le chiese di Roma, la nostra protesta è stata ascoltata, grazie Papa Francesco".
Qualcuno gli ha risposto: "Il coronavirus ringrazia".
Hanno riaperto le chiese di Roma, la nostra protesta è stata ascoltata, grazie Papa Francesco.
— Mario Adinolfi (@marioadinolfi) March 13, 2020
Burioni, liti con Gismondo e attacchi a Trump
Burioni, scienziato dai modi comunicativi spesso ruvidi, noto per essere un 'blastatore', è stato tra i primi a dare la sveglia all'Italia sulla gravità della situazione. Per questo, ha avuto uno scontro a distanza con la collega virologa dell'ospedale Sacco di Milano, Maria Rita Gismondo. L'aveva definitiva spregiativamente 'la signora del Sacco', per poi scusarsi. Ieri, c'è stato una nuova polemica: Gismondo in un'ospitata televisiva ha nuovamente ridimensionato l'allarme paragonando il virus a un'influenza stagionale, e dando i dati dei decessi per l'influenza 2019, pari a 8 mila contro i 1266 deceduti positivi al Coronavirus.
Buroni l'ha smentita riportando su Twitter dati sull'influenza assai più bassi.
Con l’aggravarsi dell’epidemia di Covid-19, promossa dall'Oms a pandemia mondiale, tra i potenti bastonati da Burioni c'è anche il presidente Usa, Donald Trump, per aver twittato con atteggiamento negazionista: "L’anno scorso 37 mila americani sono morti per l’influenza comune. In media tra 27 e 70 mila all’anno. Niente è fermo, la vita e l’economia continuano. In questo momento ci sono 546 casi confermati di coronavirus, con 22 morti!". Burioni gli ha risposto via tweet: "Signor Presidente, mentre tutti gli americani hanno un certo grado di immunità contro l’influenza stagionale, non esiste alcuna immunità contro questo nuovo coronavirus. Il virus è pericoloso, si diffonde molto rapidamente e penso che sottovalutare questa malattia infettiva sarebbe un errore mortale". E ieri Trump, ha dichiarato l'emergenza nazionale.