Il Coronavirus sta mettendo in seria difficoltà uno dei migliori sistemi sanitari del mondo: quello della Lombardia. C'è il rischio che il prosieguo dei contagi possa rendere insufficienti il numero di posti in terapia intensiva. Piazza Pulita, trasmissione di La 7 condotta da Corrado Formigli, ha dedicato un approfondimento giornalistico al tema. A esprimersi sulla situazione che si sta delineando giorno dopo giorno è stato Antonio Pesenti, il coordinatore delle unità di terapia intensiva della regione. Sulla base della sua esperienza ha potuto etichettare l'attuale epidemia in corso come qualcosa di molto simile ad un precedente storico: la Spagnola.

A ciò si aggiunge il dato poco confortante che molta gente potrebbe non farcela.

Antonio Pesenti racconta il suo punto di vista su La 7

Antonio Pesenti, in virtù del suo ruolo, può essere considerato in prima linea in una fase così emergenziale, in cui la terapia intensiva rappresenta rappresenta uno snodo cruciale. Nessuno come lui conosce come si stanno evolvendo le cose nella regione maggiormente chiamata in causa in Italia: la Lombardia. Dalla sua viva voce arrivano note abbastanza chiare. "Il flusso di malati gravi è molto alto. Diciamo che tra un quarto ed un terzo dei malati che vengono ricoverati in ospedale va in terapia intensiva, anche i giovani". Lo ripete due volte che il rischio è serio anche per chi è in range anagrafici apparentemente al sicuro, probabilmente per voler sottolineare che nessuno deve sottovalutare la possibilità di essere contagiato.

Secondo Pesenti potrebbero morire 600.000 persone

Stando a sentire quelli che sono i concetti espressi da Antonio Pesenti bisogna leggere i numeri non con pessimismo, ma con realismo. "Penso - ha detto - che questa sarà una catastrofe sanitaria. Questo è un contagio che assomiglia alla Spagnola, dopo la Prima Guerra Mondiale quando morirono milioni di persone".

Quando gli si fa notare come si dice che il coronavirus non viene additato di un indice di gravità particolarmente alto, preferisce rispondere all'intervistatore con i numeri. "Questo non è vero. La letalità - ha evidenziato - non è alta, chi si ammala ha una probabilità di morire piuttosto bassa: 3%".

"Gli infetti - ha proseguito - potrebbero essere il 35% degli italiani.

Facciamo un terzo, così facciamo un conto facile. Se il 3% di venti milioni di italiani muore, faccia lei il conto: seicentomila morti. Sono i morti della Prima guerra mondiale".

L'impossibilità a curare tutti al massimo è un grave problema per medici e sanitari. Un problema che, come evidenziato, riguarda chi si trova in un posto dove improvvisamente arrivano cinquanta malati grave tutti da intubare. "Non riesci - ha ammesso Pesenti - ad intubare cinquanta persone in un minuto. Si ammalerà tanta gente e quindi morirà tanta gente".