L'Abruzzo si divide sul tema del diritto all'aborto proprio alla viglia della Festa della Donna dell'8 marzo. Oggetto del contendere è stata la decisione del Comune di Pescara - a guida centrodestra con il sindaco Carlo Masci - che prevede la piantumazione di un nuovo albero per ogni bambino mai nato, quindi per ogni aborto volontario o spontaneo. Da qui è si è sollevata una polemica infuocata, con i contrari che considerano la misura una sorta di sfida al mondo femminile o alle leggi dello Stato.

La prima è la famosa legge 194 del 1978 che tutela la donna e disciplina l'interruzione volontaria della gravidanza.

La seconda è la numero 113 del 1992 - poi rinnovata dalla legge 10 del 2013 - che obbliga i comuni con oltre i 15mila abitanti a piantare un albero per ogni neonato.

La mozione del centrodestra e la spaccatura nel centrosinistra

Durante la seduta del 2 marzo, il consiglio comunale della città abruzzese ha approvato la mozione - più ideologica che concreta - dal nome "Un albero per ogni bambino mai nato", a firma di due consiglieri del gruppo di maggioranza e di centrodestra Pescara Futura, Adamo Scurti e Sabatino Andreelli.

Il contenuto del documento è stato spiegato attraverso una nota ufficiale del Comune di Pescara in cui non viene mai citata direttamente la parola aborto. Si legge nel comunicato: "Nel corso del consiglio comunale di questa mattina il consigliere del gruppo Pescara Futura Adamo Scurti ha presentato una mozione, approvata a maggioranza dall'aula, con la quale si impegnano il sindaco e la giunta ad attivare ogni iniziativa per individuare un'area del territorio comunale su cui piantumare nuovi alberi, uno per ogni bambino mai nato o, in alternativa, integrando la forestazione già esistente".

Il comunicato continua citando lo stesso Scurti: "L'interruzione di gravidanza spontanea volontaria o per morte in utero o improvvisa del lattante ha riflessi significativi sulla propria vita e il 15 ottobre 2019 è stata celebrata la giornata dei bimbi mai nati in tutto il mondo, nel ricordo dei piccoli che non hanno mai visto la luce.

Per queste ragioni, il consigliere Scurti chiede che, oltre che per i nuovi nati, anche per ogni bambino mai nato venga dimostrata la stessa sensibilità".

La mozione è stata approvata con il voto favorevole anche di alcuni consiglieri comunali del centrosinistra: tra loro Marinella Sclocco, ex candidata sindaco di area. I Giovani Democratici si sono schierati ufficialmente contro il testo, così come alcuni esponenti del Partito Democratico regionale, seppur in ordine sparso.

Questa situazione ha provocato un cortocircuito nel centrosinistra pescarese, con il segretario nazionale di Rifondazione Comunista Maurizio Acerbo e il segretario regionale di Sinistra Italiana Daniele Licheri che hanno attaccato direttamente la Sclocco, chiedendone le dimissioni. La diretta interessata si è difesa asserendo che "la legge sull'aborto non è in discussione".

La 'rivolta civile' contro la mozione

L’approvazione della mozione "Un albero per ogni bambino mai nato" ha sollevato un nugolo di polemiche in città e non solo. "Iniziativa gravissima e inaccettabile, si strumentalizza una legge dello Stato in ambito ambientale per attaccare la legge sull'aborto". Questo il giudizio espresso in un duro comunicato sottoscritto da una lunga lista di associazioni: Coalizione Civica per Pescara, Coordinamento Donne della CGIL, UDI Pescara, Ananke, La Formica Viola, Mazì Pescara, Jonathan-diritti in Movimento, Arcigay Sylvia Rivera-Chieti, CGIL Pescara, Mila Donna Ambiente, Galina caminante, Italia Nostra sezione Lucia Gorgoni, Centro di cultura delle donne Margaret Fuller, Associazione MagLab, Associazione Deposito dei Segni, Associazione Arterie Teatro, Alhena e ANPI Pescara.

Nella nota si legge anche: "Pescara ha sicuramente bisogno di più alberi, ma soprattutto di adeguata manutenzione di quelli esistenti, e tutto ciò non può essere mascherato strumentalizzando l'esperienza delle donne che compiono una scelta dolorosa, senza il rispetto di tutte e di tutti. Pescara non ha bisogno di amministratori che usino sofferenze private per scalate pubbliche, Pescara non ha bisogno di battaglie contro l'interruzione di gravidanza travestite da altro. Le scelte femminili dovrebbero essere sostenute e garantite piuttosto senza colpevolizzazioni, con più medici non obiettori di coscienza che pratichino un atto sanitario sicuro, difendendo un diritto imprescindibile conquistato dalle donne".

La mozione è stata criticata anche al di fuori della città abruzzese e sui social. Tra tutti, si segnala la presa di posizione contraria della rete Obiezione respinta. Tra le voci contro il documento, anche quella in camice bianco della dottoressa ostetrica ginecologa della Asl di Pescara Fiorella Conti che, sulle pagine del quotidiano abruzzese Il Centro, ha chiesto pubblicamente di ritirare la mozione. Più morbide, come riporta Il Messaggero Abruzzo, le posizioni delle realtà più vicine alla curia pescarese.

La polemica sulle parole di Salvini e la Festa della Donna

Il dibattito sul tema dell'aborto scaturito dalla decisione del Comune di Pescara è il secondo rilevante in pochi giorni, dopo quello causato dalle parole pronunciate dal leader della Lega Matteo Salvini a metà febbraio.

L'ex Ministro dell'Interno, durante la manifestazione del Carroccio "Roma torna capitale", ha parlato così dell'aborto da parte di donne extracomunitarie: "Non entro nel merito di scelte che competono solo alla donna. Non è compito mio né dello Stato dare lezioni di morale o di etica a chiunque, ed è giusto che sia la donna a scegliere per se stessa e per la sua vita, però non puoi arrivare a prendere il pronto soccorso come la soluzione a uno stile di vita evidentemente incivile per il 2020". Inevitabilmente, anche queste esternazioni hanno suscitato dure reazioni e pareri contrari.

Tutto ciò si sta verificando a pochi giorni dalla Festa della Donna che rappresenta certamente un evento della massima serietà: si tratta del nome più popolare della Giornata internazionale dei diritti della donna, riconosciuta ufficialmente dall'Onu nel 1977 per sottolineare la necessità del pieno raggiungimento dei diritti da parte del mondo femminile.