Nonostante il mondo sia ancora alle prese con il diffondersi del contagio da Covid-19, il pensiero è già rivolto al vaccino. Ed è proprio a questo proposito che, nelle ultime ore, sono scoppiate già numerose polemiche. In particolare, al centro delle critiche vi è la Sanofi, casa farmaceutica francese che sta lavorando per mettere a punto il vaccino e che ha dichiarato che le prime dosi, qualora fossero loro a trovare un vaccino efficace e commerciabile, verranno riservate agli Stati Uniti: "Avranno diritto all'ordinazione prioritaria e più consistente: hanno investito maggiormente rispetto agli altri".
Priorità agli Stati Uniti: al resto del mondo le dosi rimanenti
L'annuncio che gli Stati Uniti avranno una posizione privilegiata è stata annunciata da Paul Hudson, Ceo della casa farmaceutica: "Gli Usa avranno posizione prioritaria in quanto hanno investito un capitale economico maggiore rispetto a quanto fatto dagli altri paesi. I vaccini andranno anche all'Unione Europea nel momento in cui sarà efficace quanto gli Usa nel finanziare le ricerche". Sostanzialmente, la priorità sarà fornire le dosi a Washington, ciò che avanza verrà distribuito al resto del mondo. Il Ceo ha poi continuato: "Gli Stati Uniti hanno già previsto di finanziare la ricerca con centinaia di migliaia di euro. Con le autorità dei paesi europei, invece, siamo ancora a una fase di dialogo preliminare".
La Commissione Europea ha risposto duramente a queste parole: "Il vaccino anti Covid dovrà essere un bene pubblico. Il suo accesso sarà equo e universale".
Sanofi rassicura: 'Dosi basteranno per tutti', ma preoccupa il tempismo
La casa farmaceutica ha poi voluta rassicurare tutti, affermando che il vaccino basterà per tutti i paesi del mondo.
Tuttavia, quello che preoccupa è il fattore tempo. Come riferito dal quotidiano 'La Repubblica', infatti, se è vero che tutti potranno essere vaccinati è anche vero che l'ultimo a ricevere il vaccino potrebbe immunizzarsi anni dopo rispetto al primo. Se la ricerca scientifica mondiale si concentrasse esclusivamente sulla ricerca di una vaccino anti Coronavirus, le stime sarebbero di circa 5 milardi di dosi all'anno.
Secondo le previsioni, un rimedio che sia definitivo potrebbe arrivare non prima di un lasso temporale che va dai 12 ai 18 mesi. A questi vanno poi aggiunti i tempi di produzione e distribuzione. Al momento, chi è più avanti con la ricerca è la Cina, ed è chiaro che un risultato tale sarebbe deleterio per la campagna elettorale del Presidente Trump. Inoltre, chi prima riesce a immunizzarsi, prima avrà sollievo e ripresa economica. Ed è per questo che Washington ha dato il via a una vera e propria corsa alla messa a punto del vaccino: l'obiettivo è quello di avere pronte 300 milioni di dosi per gennaio 2021. Tutte, naturalmente, per uso interno e non per l'esportazione.