Una donna incinta di sei mesi e mezzo è stata multata di 400 euro per aver portato il proprio figlio al parco. L'episodio da quanto scritto dalla donna in una lettera pubblicata dal quotidiano Repubblica è accaduto il primo maggio verso le 11 di mattina a Torino, al Parco Michelotti.

I dettagli della vicenda

La protagonista della questione ha scritto in una lunga lettera a Repubblica: "Stamane mio figlio Filippo di 15 mesi si è svegliato presto e come di consueto, nel pieno delle sue energie. In tarda mattinata mi sono recata con lui al parco vicino casa mia per fargli prendere una boccata d'aria.

Vado verso corso Gabetti, percorro il viale adiacente al fiume Po e decido poi di fermarmi nei pressi della bocciofila, lateralmente a Corso Regina, perché quella è un'area in cui i bimbi hanno la possibilità di giocare senza incorrere in rischi o pericoli. Intorno a noi vedo altre persone intente a passeggiare con i passeggini o col proprio animale domestico. Ed ecco che due vigili urbani vengono verso di me e mi dicono che, nonostante io ne fossi completamente ignara, mi trovo in un parco a tutti gli effetti. Così decidono di farmi una bella multa di 400 euro, per aver violato il divieto d'accesso".

La donna si giustifica in questo modo

La protagonista ha spiegato che il suo bambino non frequenta il nido da fine febbraio, per via dell'emergenza Coronavirus.

E ha aggiunto che lei e suo marito lavorano da casa, occupandosi in contemporanea di Filippo e delle faccende domestiche. La donna ha inoltre specificato che nell'ultima visita ginecologica, il dottore le ha raccomandato di effettuare un po' di attività fisica, dati i troppi chili presi; e così lei cerca di camminare almeno 30 minuti al giorno.

I vigili non hanno accettato la sua giustificazione

La neomamma ha provato a raccontare ai vigili della sua necessità motoria, ma i vigili non le hanno accettato le sue giustificazioni. Ha chiesto anche chiarimenti in merito: "Se mi fossi trovata lateralmente alla pista ciclabile, cioè poco più avanti rispetto alla mia posizione, anche quello sarebbe stato considerato come parco?".

E loro le hanno detto che quello non era un parco, quindi la donna avrebbe potuto percorrerlo in tutta libertà. La protagonista ha raccontato che, anche se in questo momento quella multa rappresenta una spesa onerosa per la sua famiglia, non è questo a turbarla, bensì il fatto che esistano delle norme di restrizione così "insensate".